Pensa alla salute

La mia Vita da psichiatra vi dice che parlare di sé è la cura ideale

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Un libro ispirato dalla propria esperienza di paziente per convincere il lettore che chiedere un aiuto è da persone intelligenti, non per forza "matte" o deboli: lo ha scritto Cristina Flumiani, laureata alla Bocconi e autrice di favole di successo. Che qui si presenta nella sua nuova veste...

 

La salute mentale viene definita dal dizionario come ”uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.
Solitamente si è inclini a svalutare pensieri negativi, ansie, depressioni pensando che siano passeggeri e senza conseguenze. Invece, questi stati di disagio si ripercuotono sul fisico, determinando cefalee, difficoltà di concentrazione, rancori che possono danneggiare la vita lavorativa e sociale.
Ho affrontato l’argomento da un punto di vista narrativo e basato sulla mia personale esperienza di paziente nel mio libro Vita da psichiatra.

vita da psichiatra
Il protagonista, che è anche la voce narrante, è proprio un medico psichiatra laureato anche in psicologia, che racconta come si confronta con i suoi pazienti e le loro problematiche. Il suo intervento, di tipo cognitivo comportamentale, si basa sul presupposto che molti dei problemi sono mantenuti in vita da quello che la persona fa o pensa nelle varie situazioni quotidiane: modificando pensieri e comportamenti nel presente è quindi possibile liberarlo dai problemi che lo affliggono da una vita. Lo psichiatra ha quindi un ruolo attivo nella seduta perché lavora con il paziente per trovare soluzioni concrete ai problemi fonte di disagio, cercando di individuare i motivi per i quali questi si mantengono.
Quanto ai pazienti ce ne sono per tutti i gusti: la suora che non riesce ad accettare la sua vita di reclusa, l’ingegnere con una situazione pesante di isolamento e di svalutazione sul lavoro, il barbiere insofferente, la casalinga depressa, la vedova, il quindicenne incazzato e via discorrendo. In caso di bisogno prescrive gli psicofarmaci, tanto denigrati ma tanto utili a eliminare i pensieri ossessivi e a tingere di rosa il mondo buio dei depressi.
L’obiettivo del libro è dimostrare l’importanza di parlare di sé, liberamente e senza remore, con un esperto in grado di ricondurre il paziente su un percorso positivo e spogliato dagli impedimenti della sfera emozionale. Va anche detto che il medico psichiatra non giudica, non dà suggerimenti di tipo morale, non è il suo compito; lui deve aiutare il paziente a trovare il suo equilibrio.

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In altre parole, la terapia aiuta a individuare la causa e le conseguenze del disagio e, metaforicamente parlando, di mettere il tutto sul tavolo; lo psichiatra valuta la situazione e ci guida verso dei percorsi alternativi che generano altrettante soluzioni; perché non c’è mai un’unica soluzione, ma tante, che quando siamo imprigionati nella nostra personale visione del mondo non vediamo.
Il miracolo della terapia è proprio quello di sviluppare la capacità di isolare i fatti e di liberarli dalle tinte fosche delle nostre paure, angosce e complessi e da tutti quei pensieri negativi che ci torturano e ci rovinano la vita, i rapporti con gli altri e la salute.
So che tanta gente pensa che solo i matti o i deboli ricorrano allo psicologo o allo psichiatra.

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Maria Cristina Flumiani, autrice di questo articolo e del libro “Vita da psichiatra”.

Secondo me, è proprio il contrario: è da persone intelligenti chiedere un aiuto quando non si riesce ad affrontare la vita in modo equilibrato. Quante frustrazioni e complessi sparirebbero! Quanti potrebbero vivere serenamente, senza pensiero ossessivi, e invece si torturano, faticando a portare a termine ogni giornata senza insultare gli altri o dare in escandescenze. Un appoggio mirato può davvero cambiare la vita di una persona, aiutarla a reinserirsi nel contesto sociale.
Un altro scheletro nell’armadio è l’analisi, cioè quella terapia che dura anni e anni volta a ricostruire tutta la vita psicologica dell’individuo risalendo all’infanzia. Per fortuna, oggi la psicologia comportamentale prevede delle terapie di un paio d’anni al massimo.
Come diceva Shakespeare, “dal nulla nasce il nulla”. Per cambiare il mondo o il nostro rapporto con il mondo, dobbiamo prima cambiare noi e una terapia è la soluzione migliore. Bisogna agire, non piangerci addosso.
Meditate, gente, meditate.

 

 

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