La vita di Norman, incredibile come la bravura di Richard Gere
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di: Joseph Cedar
con: Richard Gere, Steve Buscemi, Charlotte Gainsbourg, Lior Ashkenazi, Michael Sheen
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Un film che mette alla prova lo spettatore, richiedendogli un notevole impegno per entrare nella storia e seguirla, un film che è la scommessa – in gran parte vinta – di un regista ambizioso. Ma per la prima mezz’ora non si capisce bene che cosa voglia raccontare. Infatti, si stanno solo mettendo le carte in tavola, allineando tutti gli elementi necessari per andare avanti. Dalla prima all’ultima inquadratura, Richard Gere è protagonista assoluto in un ruolo lontano anni luce da tutti quelli interpretati finora e anche lui, come il regista, ha dimostrato un grande coraggio e di sicuro ha vinto la scommessa.
Nei panni di Norman Oppenheimer accantona ogni ricordo dell’eleganza da American gigolò, è goffo, con il borsetto (e già questo basterebbe a distruggere qualunque uomo), un cappotto fuori misura, come tutti gli altri abiti che indossa. Niente passo elastico, niente charme, ma solo movimenti impacciati come è impacciata la sua anima. Norman è un uomo che inciampa, che si arrabatta, che si muove nel mondo quasi sempre a sproposito, mettendo in imbarazzo tutti quelli che incrocia. Fa in modo che gli altri abbiano bisogno di lui, perché è lui ad avere bisogno degli altri, senza di loro la sua vita perde identità e senso e quindi un ruolo nel mondo.
Da dove nasce questo personaggio? Joseph Cedar, nato a New York, ma cresciuto in Israele, ha cercato di mettere in scena un carattere della tradizione ebraica presente fin dalla Bibbia: l’ebreo cortigiano, l’uomo che fa favori per ricevere in cambio una considerazione da chi conta. E oggi, si è chiesto il regista, chi potrebbe esserne il corrispettivo? Molte tipologie si avvicinano all’archetipo, tipologie più o meno negative: un faccendiere, un pasticcione, un lobbista, un corruttore corrotto, ma forse anche un uomo d’affari ed è come tale che Norman si presenta alla gente che cerca di conoscere.
Bugiardo, non potrebbe essere altrimenti, promette ciò che non può mantenere, anche se a volte la fortuna lo aiuta, millanta amicizie e conoscenze che non ha, ci mette del suo pur di ingraziarsi i potenti. Eppure, tutto quello che fa, lo fa senza cattiveria, convincendo per primo se stesso che le sue cialtronerie siano in realtà cose serie. Perché personaggi come lui non sempre trovano qualcuno che abbia il coraggio o anche solo il tempo di urlare: “Il re è nudo!”.
Il fatto è che Norman non può neppure respirare senza l’approvazione degli altri. E quando un personaggio ambiguo, ma adulatore e gentile, sta intorno così ossessivamente ai potenti, alla fine qualcuno che cede lo trova sempre, vuoi per vanità, vuoi per debolezza, a anche solo per inerzia o pietà. In uno dei suoi momenti da arrampicatore sociale, regala un costosissimo paio di scarpe a un uomo politico israeliano che poi diventerà primo ministro. Da quel momento in poi si inanellano una serie di eventi più o meno casuali che porteranno Norman a dover fare i conti con questioni molto più grandi di lui e forse anche finalmente a quell’eroismo a cui aspirava.
Padroneggiare una metafora così complessa non era facile e infatti qua e là il film cede e mostra qualche smagliatura, ma ecco che entra in scena la bravura di Richard Gere e il tessuto narrativo si riaggiusta.
Il lavoro di Joseph Ceadar ha un grande merito ed è quello di riuscire a mostrare il dietro le quinte del potere. Nel film l’ambiente è principalmente quello politico, però gli stessi, identici meccanismi si ritrovano dovunque: dalla finanza al giornalismo, dalla moda al mondo dello spettacolo e persino nella vita di tutti i giorni. Ecco perché si esce dalla sala con la sensazione di avere visto una parabola metafisica che riesce a disvelare alcuni gangli misteriosi del mondo di oggi.
Tanto per dire, certe strepitose carriere – e lo sappiamo tutti – non sempre sono spiegabili, come pure le improvvise cadute e poco comprensibili sono relazioni e amicizie. Il film aiuta a capire e aprire gli occhi, con un teorema ostico, ma sempre tenuto sotto controllo: la vita non sempre va avanti per premeditazione e sottili intelligenze o perfidie ma per un concatenarsi di cause, alcune prevedibili, altre assolutamente casuali. E a volte fatali. Una rete in cui, inconsapevolmente si viene tutti catturati.
L’ incredibile vita di Norman è quindi saggio filosofico in forma di film , è un’allegoria del potere, delle sue fragilità e delle sue meschinità. Sulla parola fine ci si ritrova con la voglia di applaudire il coraggioso regista e Richard Gere, in una delle interpretazioni più straordinarie della sua carriera.
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