Vale la cena

Quando lo chef sa il nome dell’assassino

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L'ex poliziotto Roberto Negro ha unito le sue passioni: la scrittura di libri gialli e la cucina raffinata. E così, se passate dal suo ristorante, Auriveu, nel borgo di Perinaldo, perla del Ponente Ligure, potrete gustare piatti tipici ormai scomparsi e ascoltare storie vere di delitti da lui risolti

 

Quando scrittura e cucina si uniscono, il risultato non può che essere eccellente. La dimostrazione l’abbiamo avuta da Roberto Negro, autore di romanzi gialli per Frilli Editore, ed eccelso chef, oltre che proprietario del bellissimo ristorante Auriveu (che nel dialetto ligure significa Uliveto) nel centro storico di Perinaldo, antico borgo della valle del Verbone, in provincia di Imperia.

Roberto negro scrittore chef

Roberto Negro nella cucina del suo ristorante.

Il ristorante di Roberto è un vero gioiellino: raffinato ed estremamente curato nei minimi particolari, accoglie i commensali tra le pietre antiche di una vecchia casa padronale, ristrutturata con stile e ottimo gusto, nel totale rispetto della tradizione. La stessa logica, lo chef/scrittore la applica anche ai piatti proposti nel menù in cui rivisita le pietanze tradizionali dell’entroterra ligure. Pochi tavoli, molta intimità e un’atmosfera romantica che associata alle prelibatezze culinarie crea gli ingredienti di una serata perfetta, per un’indimenticabile cena al lume di candela.

ristorante auriveu perinaldo
E se volete concludere ancora meglio la serata, fermatevi a fare quattro chiacchiere con Roberto Negro, uomo sorprendente, che prima di lanciarsi nella ristorazione è stato sostituto commissario per 30 anni di servizio con funzioni investigative sviluppate non solo in Italia, ma anche presso le sedi diplomatiche di Istanbul, Karachi e Colombo. Noi lo abbiamo fatto ed ecco che cosa ci ha raccontato:

ristorante auriveu perinaldo

Cucinare e scrivere: che cos’hanno in comune queste due passioni? Come riesce a conciliare le due attività?
Fondamentalmente scrivere e cucinare, per quanto mi riguarda, fanno parte del mio modo di comunicare. Entrambi sono l’espressione della mia essenza creativa che manifesto senza barriere, esternando la mia parte più intima. E’ un grosso azzardo, è come mettersi a nudo, sottoponendosi inevitabilmente al giudizio altrui. Ma questo non è mai stato, quando ho deciso di pubblicare i miei romanzi e poi successivamente quando ho aperto il mio piccolo ristorante, il vero obiettivo. Avevo la necessità di instaurare con le persone un confronto in cui mettevo a loro disposizione le mie emozioni, sperando di ampliarne la profondità o semplicemente confidando in una condivisione. Non sempre questo accade e spesso chi legge i miei libri o assaggia la mia cucina si limita a essere un consumatore asettico. Ma quando l’alchimia della comunicazione scatta, tutto diventa fantastico. Così si instaura un dialogo che amplifica il valore stesso delle emozioni che riverso nella scrittura e nei miei piatti.

Come è nata la sua passione per la cucina e quella per la scrittura?
Quando ero adolescente, nel periodo estivo di pausa scolastica, lavoravo in una casa privata in Francia dove operava un cuoco “stellato”. Era un uomo piccolo che assomigliava moltissimo a Mister Magoo, uno dei tanti eroi della mia infanzia e forse per questo da subito mi era risultato simpatico. Ma non fu questo ad affascinarmi. La maestria con la quale creava i suoi piatti era qualcosa che si avvicinava alla perfezione culinaria. Ogni piatto era un’esplosione di odori, sapori, colori. Non parlava molto e probabilmente la cucina era il suo modo di comunicare. Dopo averlo conosciuto e visto all’opera, è nata in me l’esigenza di cimentarmi in quel piano comunicativo che poi, nel tempo, si è concretizzato in ciò che oggi vivo. La scrittura è nata da sola come completezza di ciò, che da un punto di vista comunicativo, avevo iniziato a fare con la fotografia. La necessità di cristallizzare le emozioni che derivavano da ciò che vedevo mi avevano dirottato sulla fotografia. Come di solito mi succede, ne avevo sviscerato l’essenza, spingendomi a sviluppare e stampare i miei scatti al fine di riversare in questi totalmente il mio intimo. La scrittura è stata la didascalia delle immagini. Ho iniziato pubblicando un volumetto di poesie (Emozioni istantanee) con fotografie a cui è seguita una raccolta di immagini e riflessioni frutto della mia esperienza di volontariato in Brasile. Poi mi sono calato nel noir, esprimendo in modo più profondo ciò che il mio vissuto mi aveva trasmesso nel corso degli anni trascorsi sulla strada come poliziotto.

ristorante auriveu perinaldo
Spesso ambienta i suoi noir nel Ponente Ligure. L’ispirazione nasce da situazioni realmente avvenute?
La mia carriera in Polizia si è sviluppata nell’estremo Ponente Ligure, una terra aspra e bellissima. La scelta della location in cui ambientare i miei racconti è stata semplice. Non sono ligure di nascita, ma mi sento tale per adozione e amo questa terra che nei miei libri è la vera protagonista, con tutte le sue contraddizioni ed i suoi pregi. Ciò che scrivo, essendo la trasposizione delle mie emozioni, risente dell’influenza del posto in cui ho vissuto e della professione che ho svolto. Sono una persona che vive profondamente le proprie esperienze e  ha bisogno di condividerle. Raccontare del Ponente Ligure è un piacere a cui non riesco a sottrarmi per l’amore che provo per i suoi sassi antichi, per la bellezza del suo mare il cui orizzonte è diventato il mio punto di riferimento. I contenuti dei miei romanzi spesso rispecchiano fatti di cronaca realmente accaduti sui quali ho indagato. Ciò è un vantaggio notevole quando si deve scrivere un giallo, ma anche quei dati fanno parte del mio vissuto e in quanto tali delle mie emozioni.

Da molto tempo collabora con AIFO, l’Associazione Raul Follerau per l’assistenza agli ammalati di lebbra in Sudamerica. Che cosa significa per lei questa esperienza?
AIFO è una delle più importanti esperienze della mia vita. Sono venuto in contatto con questa ONG tramite Susanna Bernoldi, una delle donne più incredibili e meravigliose che abbia mai conosciuto. La sua carica vitale è più contagiosa di un’influenza e dopo averla ascoltata nel corso delle sue orazioni ad AIFO, le ho chiesto di poter conoscere qualcosa di più di quel mondo. Ma non volevo essere risucchiato dagli stereotipi del volontariato ordinario. Le ho chiesto di essere inviato sul campo, in un luogo estremo dove avrei potuto vivere direttamente l’esperienza. Lei mi disse che potevo scegliere tra i progetti AIFO sparsi in tutto il Pianeta e fu così che mi ritrovai in Brasile, nel Goias a Ceres. Non conoscevo quel posto sperduto al centro del Brasile e non conoscevo nemmeno una parola di portoghese. Mi sono abituato in fretta al luogo e alla lingua immergendomi nell’attività del progetto Pro-Han destinato alla cura ed al recupero dei lebbrosi che abitano in quella landa bellissima e povera.
Mi sono innamorato di quella gente al punto da ritornarci ogni anno. Restavo per un mese (le mie ferie) ritornando in Italia con una carica vitale esagerata. Ogni volta credevo di portare a quelle persone un po’ solidarietà per affrontare una malattia devastante nel fisico e nell’animo, ma in realtà quello che si arricchiva moralmente ero io. Il confronto con quella realtà mi regalava, sul piano emotivo, una forza immensa consentendomi di vedere il mio quotidiano sotto un nuovo punto vista.

ristorante auriveu perinaldo
Da dove nasce la scelta di aprire il suo locale proprio a Perinaldo?
Ho aperto il ristorante a Perinaldo seguendo l’onda emotiva e la presunzione di poter diventare un punto di riferimento per la cucina tipica (da me rivisitata), ormai scomparsa in questo borgo. Non sempre ciò che si pensa diventa realtà. Purtroppo Perinaldo risente, forse più degli altri borghi dell’entroterra, di una sorta di indifferenza da parte dei abitanti stanziali che preferiscono la costa. Così il mio locale è frequentato quasi esclusivamente da clienti stranieri. Sedici posti ricavati in stanze antiche in cui gli echi medievali ci regalano storie di streghe bruciate in piazza, di un astronomo ammaliato dalle stelle e da un cuoco/scrittore che assomiglia di più a Don Chisciotte che a Cracco o a Baricco.

E’ in fase di ultimazione il suo ultimo romanzo: può darci qualche anticipazione?
Il mio nuovo romanzo vede il ritorno del commissario Scichilone che avevo messo in panchina per un anno e che è il protagonista dei miei ultimi libri. Il mio eroe si misurerà con una serie di casi in cui la verità non è ciò che si potrebbe dedurre dalle apparenze. Sulle trace di un assassino spietato e subdolo troverà l’amore, non corrisposto, per una donna fatale ed eterea in cui la passione si miscelerà alla frustrazione per ciò che si rivelerà un rapporto sbilanciato ed impossibile.

 

Ristorante Auriveu
Via San Benedetto
18032 Perinaldo (IM)
Tel. 0184 671060
Cell. 3664766462
Email: info@auriveu.com

Orari di apertura: 12:30 – 14:00 e 20:00 – 22:00
Chiuso il mercoledì

 

Photo credits: Rosanna Calò

 

 

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