RIFLESSI DI CINEMA

Alexia e il titanio protagonisti di una storia improbabile che è anche una storia d’amore

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Un film "divverso" che ci trasporta in un mondo onirico aspro, cattivo e con equilibri morali messi sottosopra. Ma che bisogna aver il coraggio di vedere

TITANE

titane-locandina

di  Julia Ducournau
con Agathe Rousselle, Vincent Lindon

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Entrate in sala senza pregiudizi e senza pensare al cinema tradizionale, perché l’oggetto che vi troverete di fronte ha tutti altri riferimenti. Di sicuro la regista conosce il cinema, di sicuro ama autori come Cronenberg o Léos Carax e film come Crash e Alien, ma nel suo immaginario hanno più importanza i fumetti, le graphic novel, i manga giapponesi, i videoclip, i B movie, le botteghe dei tatuatori, la fantascienza e i suoi incubi. Lei stessa dice che la prima idea del film le è arrivata da un sogno. Un brutto sogno, dal nostro punto di vista, aspro, cattivo con equilibri morali messi sottosopra, ambientato in un mondo che ha diritto d’esistere senza sanzioni solo nell’arte e nella letteratura. O, appunto, nei sogni e nel cinema. Nell’universo che Julia Ducournau mette in scena, l’omicidio e la violenza non sono necessariamente punibili, perché nella mente umana e nel cuore le questioni sono complesse. La protagonista del suo Titane non è una brava ragazza e non era neppure una bambina simpatica, anzi, la storia prende le mosse proprio da un episodio della sua infanzia, quando, bimba insopportabile e inquieta in auto col padre, provoca un brutto incidente.

Ne esce, segnata da una placca di titanio sopra l’orecchio che da adulta non nasconde ma esibisce. E non è quella la sola conseguenza dell’incidente, perché Alexia si eccita e si emoziona solo a contatto con la carrozzeria lucente delle auto. Non automobili assassine come la Christine del romanzo di Stephen King e neppure ordigni di guerra come quelle raccontate da Ballard e poi Cronenberg in Crash. La Cadillac di Alexia è un puro oggetto erotico ed è così potente da metterla incinta. In fondo, se può farlo una creatura aliena, anche Alien entra in qualche modo nel film, perché non potrebbe farlo un’auto? La regista per questa sua favola horror cyber non ha firmato nessun patto col realismo.

Dopo un inizio violento e spiazzante, con Alexia che fa sesso non in Cadillac ma con la Cadillac e uccide gli umani che vogliono avere con lei rapporti d’amore, il film prende un’altra strada, senza abbandonare le montagne russe della follia, ma incamminandosi verso un mélo crudele che, anche di fronte alla nostra resistenza, alla fine ci emoziona. O almeno questo è quello che è accaduto a me con l’entrata in scena di un incredibile Vincent Lindon che ha abbracciato in toto la folle poetica di Julia Ducournau, convinto che solo dal concime possano nascere i fiori.

Di titanio è la placca sul cranio di Alexia, di titanio è anche la forza cupa con cui la giovane donna si oppone al mondo e di titanio è la tempra di Vincent Lindon, capopompiere devastato dal dolore per il rapimento del figlio piccolo mai più ritrovato. Compensa la perdita amando come un padre i suoi ragazzi e poi illudendosi che Alexia, travestita per sfuggire alla giustizia, sia proprio quel figlio svanito nel nulla. Agathe Roussel e Vincent Lindon portano all’estremo i loro corpi, insensibili al dolore, anzi cercandolo per mettersi alla prova e diventare più forti. Proprio la devastazione e la mutazione dei corpi diventa così il nucleo di un film che non arretra di fronte a nulla, con Lindon che si massacra di iniezioni per non perdere la forza e Alexia che combatte contro una gravidanza assurda, eppure carnale, che sprizza olio di motore e lucide lamiere invece che sangue.

In un susseguirsi vertiginoso di cambi di scena, la regista riesce a tenere assieme i pezzi di una storia improbabile che è anche una storia d’amore totale fra due relitti del nostro mondo. Travolti da contaminazione, metamorfosi, violenze, provocazioni, omicidi, vediamo sotto la lava color petrolio affiorare qualcosa di molto vicino all’amore.
A Cannes il film ha vinto, fra mille polemiche, la Palma d’oro, nelle sale chissà in quanti avranno il coraggio di stare al gioco. Certo, Titane è qualcosa di diverso da tutto quello che potrete trovare in giro.

 

 

 

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