RIFLESSI DI CINEMA

Ecco perchè il nuovo film di Sorrentino è da vedere e rivedere

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Esuberante e pieno di energia, il nuovo film del regista napoletano è come la vita: si ride, si piange, ci si emoziona, si raccontano errori, sfide, paura

È stata la mano di Dioe-stata-la-mano-di-dio-manifesto

Scritto e diretto da Paolo Sorrentino
Con Filippo Scotti ,Toni Servillo,Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri,   Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Lino Musella, Sofya Gershevich

Nelle sale e su Netflix dal 15 dicembre

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Non amo sempre Paolo Sorrentino anche se ammiro la sua creatività, il suo talento visivo e il suo modo spregiudicato e sicuro di approcciare il cinema. A volte è presuntuoso, compiaciuto, ma non ho mai trovato banale una sua inquadratura.

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Uno dei suoi modelli dichiarati resta Federico Fellini e già questo dovrebbe intimidirlo, ma l’uomo, lo abbiamo appena detto, è presuntuoso e può permetterselo perché è l’unico regista italiano che non è mai ridicolo quando osa rifare il grande regista, omaggiandolo, copiandolo, ispirandosi ai suoi film. La grande bellezza era clamorosamente ispirata a Roma e a La dolce vita, nel nuovo e magnifico film il riferimento è Amarcord, qualcosa quindi di più intimo e melanconico. La voglia, arrivato a 50 anni, di tornare all’epoca della giovinezza e di riviverla con tutto quello che la maturità gli ha insegnato.

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Il risultato è un film misurato, quasi sottotono rispetto a certi eccessi barocchi che avevano caratterizzato altri suoi lavori e con una direzione d’attori impeccabile. Chiunque, plasmato dalle mani sapiente di Sorrentino, si trasforma in un grande attore, proprio come succedeva a Federico Fellini.

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Prendiamo Luisa Ranieri, brava ma non eccelsa attrice nonché moglie del Montalbano Tv. Ecco, nel ruolo della bellissima e svaporata zia del giovane protagonista è semplicemente perfetta. Gira nuda per mezzo film, nutre le fantasie erotiche del nipote, è un modello al tempo stesso materno, erotico e di vita e pur nella follia resta sempre giusta e credibile. Oltre che bella come non mai.

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La storia di È stata la mano di Dio , ridotta all’osso, è quella dell’adolescenza di Paolo Sorrentino nella Napoli degli anni Ottanta, una città piena di problemi dove il nascente mito di Maradona con le sue incredibili imprese infonde la forza del sogno e cioè che niente sia impossibile. Come per Maradona, anche per il Fabietto alter ego del regista, il miraggio, quello di diventare un regista, diventerà realtà e noi spettatori non possiamo che esserne grati.

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Il film è un affresco con bozzetti di una Napoli magica (l’episodio del monachello) o calata nell’epoca (i provini di Fellini: avrebbe potuto essere la sequenza di un film del maestro), e la storia di Fabietto e della sua famiglia patriarcale dove ogni componente è un personaggio a sé, racconta un pezzo d’Italia. Se il film ha un difetto è nella troppa generosità dell’autore che lo arricchisce talmente che qualunque altro regista con tutto quel materiale avrebbe girato non uno ma cinque lavori.

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Come si dice in questi casi, il film di Sorrentino è come la vita, si ride, si piange, ci si emoziona, si raccontano errori, sfide, paura. Eppure a volte, sarà la mano di Dio, capita di farcela. Film da vedere e rivedere, la prima volta per seguire la storia, la seconda per godersi la perfezione di ogni inquadratura. La terza per imparare, semmai vi venisse voglia di girare un film, come si fa.

 

 

 

 

 

 

 

 

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