RIFLESSI DI CINEMA

I palpiti del cuore di Micaela Ramazzotti

di  | 
Alla sua prima prova come regista l’attrice se la cava più che bene, gestisce con padronanza la macchina da presa e realizza un film che le appartiene nel profondo

Felicità

regia di  Micaela Ramazzotti
con  Micaela Ramazzotti, Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti, Sergio Rubini

4 stelle

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Un film a emozioni forti, le stesse della sua autrice: Micaela Ramazzotti è una donna di cuore e di palpiti del cuore e come esordio alla regia ha scelto una storia che le appartiene nel profondo, una vicenda intrisa di fragilità e speranza, un film tutto suo, scritto, diretto, interpretato e di sicuro molto sentito, sincero, amato.

Protagonista unica Desiré, una “coatta” della periferia romana che ce l’ha messa tutta nel tentativo di crescere, diventare indipendente, trovare un posto nel mondo e raccogliere un po’ di fortuna e rispetto. Comportarsi bene, avere cura degli altri, ne è convinta, dovrebbe aiutarti a raggiungere qualche scampolo di felicità, la parola che troviamo nel titolo. Un percorso impossibile, un’illusione per Desiré, perché tutto, in testa la sua disastrata famiglia congiura, contro il suo candore e la sua generosità.

Desiré, che ha moltissimi punti in comune con la Sandrelli di Io la conoscevo bene, lavora in uno dei tanti ruoli di secondaria importanza del sottobosco cinematografico romano: fa la parrucchiera di scena. Brava e pasticciona, non per colpa sua, ma perché la sua vita è troppo complicata. Incapace di difendersi dagli uomini finisce a letto con troppi che poi, con disprezzo, la definiscono la bicicletta, quella su cui tutti prima o poi si fanno un giro.

Con un candore tipico di molti personaggi del cinema, una Gelsomina dei giorni nostri, attraversa mille sciagure, senza mai perdere la fiducia negli altri, asciugandosi le lacrime e rialzandosi dopo ogni caduta. Vive con un intellettuale che si vergogna di lei quando escono a cena e le raccomanda sempre di stare zitta perché ogni volta che apre bocca fa una gaffe. Ma il peggio, la tragedia che incombe sulla sua vita, sono due orribili genitori, magnificamente interpretati da Anna Galiena e Max Tortora, che non le hanno mai voluto bene e si sono sempre serviti di lei. L’ultima carognata è averle estorto la firma per un contratto con una finanziaria: il fratello avrà un’auto per noleggio con autista. Un attività che risolverà t i problemi della famiglia, visto che il lavoro del padre, baby pensionato finito a far l’intrattenitore in una tv privata, rende pochissimo. Purtroppo l’amatissimo fratello ha fragilità emotive così gravi che niente può salvarlo.

Eppure Desiré c’è sempre, per tutti, non si accorge di chi la sfrutta, perdona chi non la rispetta, si fa in mille per suscitare l’affetto dei genitori che difende anche quando sono indifendibili, mettendo a rischio il rapporto col compagno. Vaso di coccio in un mondo di vasi d’acciaio, Desiré non si arrende, si fa carico di ogni disastro e risorge, con le ossa rotte, carica di debiti, con gli occhi pieni di lacrime, e ricomincia a lottare anche se la felicità resta un miraggio sempre più lontano.

Alla sua prima regia, l’attrice se la cava più che bene, gestisce con padronanza la macchina da presa, si ferma sempre un attimo prima di arrivare al patetico in una vicenda dove scivolarci sarebbe stato facilissimo, sceglie attori strepitosi che dirige con misura e costruisce un personaggio di grande intensità. Insomma, decisamente promossa, anche per la bravura  con cui ha messo in scena una delle famiglie più crudeli, più sfacciatamente crudeli del cinema italiano.

 

 

 

 

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