
Italia, la soluzione del futuro per i nomadi digitali?
Passi in avanti per il nostro Paese, in questo territorio ancora in esplorazione, ma che potrebbe aprire un nuovo e importante settore economico. I progressi sono testimoniati da una norma introdotta nel decreto Sostegni Ter, che agevola l’ingresso in Italia grazie all’introduzione di un visto della durata di un anno e ulteriormente prolungabile mediante procedura semplificata. Un’apertura importante, che per una volta mette in secondo piano complicazioni e lungaggini burocratiche, che troppo spesso dipingono i contorni dello stivale, Paese che ha invece molto da offrire ai cosiddetti nomadi digitali.
Secondo una ricerca condotta sul nomadismo digitale, infatti, l’Italia sarebbe meta desiderabile per una buona fetta di remote worker, che hanno palesato una spiccata preferenza per il Sud e le Isole (43%). Le zone che, d’altronde, hanno un clima più simile ai paesi esotici e alle piccole isole mediterranee che, a tutt’oggi, sono i principali ospitanti di questa categoria di lavoratori.
Da non trascurare che il 93% degli intervistati ha espresso interesse a vivere in borghi e comuni marginali del territorio nostrano, preferendoli ai centri urbani. Un’occasione che potrebbe ridare lustro e vita a tante piccole realtà regionali che si sono viste piano piano depredate dei propri abitanti, a causa della migrazione verso centri più prosperi in termini di lavoro moderno, e che rischiano di soccombere e trasformarsi in paesini fantasma. Un’opportunità di ripresa per tanti piccoli comuni e per le piccole tradizioni locali, nonché un ottimo trampolino di lancio per una tipologia di turismo differente – e se vogliamo più realistico – rispetto a quello di cui fanno esperienza i tanti visitatori che ogni anno raggiungono le nostre coste.
Per poter raggiungere i livelli degli altri paesi ospiti di questo settore di lavoratori, e poter dunque essere competitivi, non basta la sola agevolazione all’ingresso delle frontiere, ma occorrono anche interventi di altro genere. Lo spunto principale, e il più vicino sia a livello geografico che climatico, è certamente la repubblica di Malta. Concentrati soprattutto nell’isola principale dell’arcipelago – e lasciando a Gozo e Comino il compito di stupire per il mare cristallino e i paesaggi bucolici – i vantaggi che il piccolo stato può offrire non sono sfuggiti a moltissimi nomadi digitali, che non solo ne hanno fruito, ma che hanno contribuito allo sviluppo economico di questa piccola repubblica.
Agevolazioni fiscali, infrastrutture avanzate di telecomunicazione, il corrente utilizzo della lingua inglese. Sono solo alcune delle carte vincenti che hanno agevolato l’escalation di Malta nel settore tech, consacrandola come piccola capitale europea dell’universo del gaming, che ospita infatti le sedi delle più famose software house e dei più affidabili operatori di gioco a livello internazionale. Betsson Group, per citarne uno su tutti, protagonista in Italia di recenti e importanti accordi con diverse squadre di Serie A. Gli esempi a cui l’Italia si può rifare sono comunque molteplici, giocando anche sulla fortuna di alcune similarità culturali o territoriali. Il governo portoghese, ad esempio, ha avviato un progetto mirato ad attrarre professionisti sull’arcipelago di Madeira, dove i lavoratori digitali troveranno una sorta di comunità in cui inserirsi e un villaggio provvisto di infrastrutture tecnologiche e postazioni di coworking. Al lavoro per migliorare la propria offerta è anche Cipro, che si sta impegnando in agevolazioni fiscali particolarmente appetibili e che, se verranno effettivamente attuate, costituiranno una seria attrattiva per gli smart worker.
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