RIFLESSI DI CINEMA

La metamorfosi di Jessica Chastain per diventare Tammy Faye

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Nella storia della famosa coppia di predicatori televisivi americani, l'attrice aderisce perfettamente al personaggio, una via di mezzo fra Raffaella Carrà e Vanna Marchi

GLI OCCHI DI TAMMY FAYE

Un film di Michael Showalter
Con Jessica Chastain, Andrew Garfield, Cherry Jones, Gabriel Olds, Fredric Lehne, Mark Wystrach, Sam Jaeger, Chandler Head e Vincent D’Onofrio

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Mastroianni diceva: “Se devo interpretare un personaggio con la pancia, uso un cuscino”. Gli americani militano su un fronte opposto, sarà per l’eredità dell’Actor’s Studio o per chissà quale ossessione, devono aderire esattamente al personaggio da interpretare, quindi ingrassano, dimagriscono, si impongono rituali punitivi rispetto ai quali i percorsi buddisti sembrano acqua fresca.
Affrontando la storia di una coppia di predicatori televisivi, i più famosi nell’America degli anni Settanta e Ottanta, l’ossessione di Jessica Chastain sfiora limiti parossistici perché non solo la vicenda è vera, ma alle spalle c’è anche un documentario, quindi è come se il film avesse come riferimento una realtà moltiplicata.

Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2021 20th Century Studios All Rights Reserved

Jessica Chastain si è innamorata di Tammy, ha voluto capire il personaggio e riscattarne l’immagine, alla ricerca di una nuova verità per questa donna che noi italiani, potremmo definire una via di mezzo fra Raffaella Carrà e Vanna Marchi, sebbene vada aggiunta la dimensione religiosa. La Chastain ha inseguito il progetto per sette anni, durante i quali ha incontrato la telepredicatrice e ha visionato ore e ore di filmati fino a trasformarsi nella sua “eroina”:  sui titoli di coda, come spesso succede per i film ispirati a storie vere, scorrono i volti dei veri protagonisti e la somiglianza è impressionante. Ancora di più perché Jessica Chastain è agli antipodi della telepredicatrice,  l’attrice è minuta, raffinata, moderna e postmoderna, laddove Tammy è massiccia, formosa, ordinaria, eccessiva, pacchiana.

Photo by Daniel McFadden. © 2021 20th Century Studios All Rights Reserved

Tammy Faye è un tipico prodotto della provincia americana che niente ha in comune con New York o Los Angeles. Figlia di primo letto di una donna molto religiosa, viene tenuta lontana, bambina, dalla chiesa frequentata dalla sua famiglia: farla partecipare alle funzioni significherebbe sottolineare il vecchio peccato materno, il divorzio. La bimba sviluppa così un’ossessione religiosa per via dell’esclusione e con una trance forse reale, forse simulata, riuscirà però a farsi accogliere nella comunità. Non le basta, crescendo persegue un unico obiettivo: occuparsi di Dio. Una divinità costruita a suo uso e consumo, basata su versetti biblici scelti a hoc. Il dio che piace a Tammy è allegro, popolare, ama i ricchi e i gaudenti e sta bene alla larga da visioni punitive o apocalittiche, perché diffonde un verbo che ha al centro l’amore e la prosperità. E’ un dio facile che piace alle persone, che capisce, non giudica, né condanna.

Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2021 20th Century Studios All Rights Reserved

Nel suo percorso Tammy incontra un giovane predicatore con idee vicine alle sue, Jim Bakker, si innamorano, si sposano e presto diventano la più famosa coppia di telepredicatori di tutta l’America, con show in cui usano anche i pupazzi, in un Muppet show a sfondo biblico, un pasticcio che per noi italiani è abbastanza difficile da capire. Ma che in America diventa popolarissimo e si guadagna persino le simpatie di Ronald Regan e del Partito Repubblicano. Gli spettatori aumentano, gli sponsor pure, le donazioni anche (e sono esentasse). La scalata è folle, il network religioso che li vede protagonisti diventa il più grande del mondo e gli viene affiancato persino un parco tematico. La coppia vive nel lusso più sfrenato, case faraoniche, macchinone, pellicce e gioielli e senza vergogna, perché l’idea di un Dio che ama la ricchezza e la felicità fa parte del loro credo. Sì, è vero, raccontato così sembra un gran pasticcio, una storia incredibile eppure è andata così. Non è accaduto lo stesso anche per decine di guru di altre comunità e sette che hanno riunito migliaia di adepti? Gli uomini e le donne sono disposti a aderire alle più folli follie.

Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2021 20th Century Studios All Rights Reserved

Il film è sovraccarico, come la coppia di predicatori che però verranno poi incastrati dai loro stessi amici, perché quando il denaro in gioco aumenta scatena una guerra senza frontiere. Non so quale sia la verità su Tammy Faye, non so quanto fosse una delinquente o un’idealista, di sicuro Jessica Chastain (che è anche produttrice del film) ha voluto riabilitarla. Infatti la visione finale è quella di una donna complessa, animata da un sacro fuoco che si è trovata in una situazione più grande di lei, rimanendo in qualche misura onesta, sincera, schietta e pure coraggiosa capace di portare avanti battaglie (come quella per gli omosessuali) sgradite alla sua gente.

Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2021 20th Century Studios All Rights Reserved

Appariscente, certo, eccessiva, vero, ma, a dar retta  alla visione di Jessica Chastain anche  generosa. Noi da spettatori guardiamo con curiosità e stupore questa storia così americana che tanto racconta un Paese, gli Stati Uniti, sfaccettato come Tammy Faye. Sospendo il giudizio, perché la ricerca delle verità è come quella della felicità. Doverosa, legittima, ma non così semplice e tantomeno univoca.

 

 

 

 

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