La Vanoni e Mengoni valgono tutto il bello del Festival
Anche il 73° Festival della Canzone Italiana è giunto all’epilogo e questa volta il vincitore annunciato ha vinto veramente, ma, a onor del vero, non sentivo una canzone che svettava così su tutte le altre forse dai tempi di “Storie di tutti i giorni” di Riccardo Fogli, quindi complimenti a Marco Mengoni: la sua “Due vite” si conferma splendida e lui ne ha saputo dare interpretazioni sempre intense ed emozionanti. Il sorriso contagioso, l’empatia e gli outfit leather e argento di Casa Versace hanno fatto il resto. Ora aspettiamo di vedere cosa succederà all’Eurovision Song Contest per il quale non sembrerebbe essere il brano più adatto, ma è anche vero che ormai anche quel palco non ha più un target così preciso come in passato, quindi chissà…
Le altre canzoni della Top 5 confermano che il televoto è incontrollabile ed è l’ago della bilancia: il campione di vendite 2022 Lazza si piazza a sorpresa al secondo posto, così come inaspettatamente Mr. Rain arriva al terzo, probabilmente aiutato anche dal coro di bambini che è piaciuto a molti. L’altro vincitore annunciato, Ultimo, si attesta al quarto posto e Tananai ottiene il suo riscatto al quinto come succedeva nei Sanremo storici degli anni 60. Come fa notare Mengoni ritirando il premio, stupisce che nessuna donna sia sul podio, ma, come avevo già detto parlando dei brani nei preascolti, a volte la voce non basta, scegliere la canzone giusta è importante. Elodie, Madame e soprattutto Giorgia, benchè non premiate dalle giurie, avranno il loro riscatto nelle radio, ma con una canzone più adatta al contesto, anche in classifica sarebbe andata meglio.
Nelle ultime due serate altra carrellata di ospiti storici, da Peppino di Capri finalmente tolto dal camerino venerdì sera dopo che il suo premio alla carriera era stato posticipato per due giorni consecutivi, a Gino Paoli che destabilizza Amadeus raccontando dei presunti molteplici tradimenti della compagna di Little Tony e minimizzando poi la cosa perché “tanto sono tutti morti”. Schegge impazzite. Un capitolo a parte per Ornella “Santa Subito” Vanoni che crea sul palco un quarto d’ora di bolla temporale dove tra battute con i conduttori e un mazzo di carciofi (chiesto da lei al posto dei fiori), regala oltre ai soliti classici, anche due emozionanti interpretazioni di “Eternità” e “Una ragione di più” (del mai ricordato Mino Reitano) e, soprattutto della meravigliosa “Vai Valentina” che da anni non cantava più in televisione. Magica Ornella.
Un altro momento destabilizzante per il conduttore più politically correct del mondo è stato probabilmente il bacio tra Fedez e Rosa Chemical, che già era stato oggetto di discussione in Parlamento per la sua presenza al Festival che secondo la Deputata FDI Morgante, avrebbe portato sul palco “ l’ennesimo spot in favore del gender e della sessualità fluida, non soltanto con i soldi dei contribuenti, ma soprattutto davanti ai tantissimi bambini che guarderanno la televisione per una serata in famiglia”. Ebbene sì, in Italia purtroppo siamo ancora a questo punto: dopo il bacio, in prima fila probabilmente chiederanno la deportazione in un gulag.
Vorrei dare ancora uno sguardo alla quarta serata, già “serata dei duetti”, già “serata tributo al festival”, già “serata tributo alla musica italiana”, oggi “serata canta un po’ quello che ti pare e con chi ti pare”, che avevo previsto con una durata record, invece stranamente si è chiusa prima delle altre. I duetti hanno regalato due momenti magici con le canzoni di Giorgia e Marco Mengoni. Giorgia, accompagnata da Elisa, ci riporta al Sanremo del 2001, quello di Raffaella Carrà per intenderci, dove si erano combattute le prime due posizioni con “Luce” e “Di sole e d’azzurro”: ne esce un medley da pelle d’oca con un’orchestrazione e armonizzazioni da urlo. Giorgia, ti rivogliamo con canzoni di questo genere, pensaci, ti prego! Dal canto suo Mengoni non punta sull’ospitone altisonante ma, unico tra i partecipanti, sceglie di non proporre una canzone italiana, interpretando una versione di “Let it be” con il Kingdom Choir, il coro gospel che ha accompagnato il matrimonio di Harry “Spare” e Meghan Markle. Corre il rischio di tenere una tonalità altissima rinunciando al classico crescendo della canzone e il risultato è spaziale: Ariston e sala stampa in standing ovation. Non abbiamo visto le scintille promesse nel duetto dei due ragazzi di periferia, Eros Ramazzotti e Ultimo, che passa e va come in una puntata dei “Migliori Anni” di Carlo Conti, ma la fan base del cantautore di San Basilio, cintura nera di televoto, riesce a mantenerlo ancorato alla seconda posizione. Proprio per questo, ancora una volta ci chiediamo perché i voti di questa serata, che è completamente estranea alle canzoni in gara, debbano essere inseriti nella conta per la classifica finale. Misteri.
Uno sguardo anche al mondo di “Sanremo Giovani” che questa volta costituisce una fetta considerevole del cast, infatti ben sei concorrenti sono stati messi in gara. Già nelle esibizioni delle prime serate i ragazzi mostravano ovviamente l’inesperienza del debuttante, pur confrontandosi con brani che appartenevano a loro. Nella serata dei duetti, dove hanno dovuto incontrare artisti e canzoni che appartengono alla storia della musica italiana, si sono verificati in alcuni casi risultati disastrosi, come in “Centro di gravità permanente” e “Cinque giorni”, con un Michele Zarrillo che cercava in qualche modo di salvare la situazione. E’ giusto dare spazio ai giovani, ma forse è meglio riservare loro uno spazio dedicato che gli permetta di maturare prima di mettersi a confronto con chi ha una maggiore esperienza. Le posizioni in classifica finale, tranne forse per i divertenti Colla Zio, confermano la situazione.
Il Ferragni bis nella finale ha confermato l’impressione del debutto e ci è piaciuta molto Chiara Francini e il suo pezzo sul tema della maternità mancata e i relativi sensi di colpa, che venerdì sera ha concentrato il monologo della co-conduttrice con quello del comico di turno, eliminandone uno. Inspiegabilmente, rispetto alle colleghe che l’hanno preceduta, le è stato riservato meno spazio e il suo intervento è passato a notte fonda, dopo l’1.30, benchè da scaletta fosse previsto un’ora prima. Davvero un peccato perché la Francini tiene il palco da professionista quale è, e il monologo parlava di un argomento molto interessante e raramente affrontato. Altri misteri.
Calo il sipario su questo Sanremo chiedendomi per l’ennesima volta se proprio non sarebbe possibile trovare una formula che riporti le canzoni al centro dello show e la chiusura delle serate con proclamazione del vincitore a un orario umano. Visti gli ascolti sarà inevitabile il ritorno di Amadeus, che ormai si avvicina ai record dei suoi storici predecessor: speriamo solo che nei prossimi mesi possa avere un’illuminazione!
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