
Per James Bond non è ancora il tempo di morire
NO TIME TO DIE
di Cary Fukunaga
con Daniel Craig, Ana de Armas, Rami Malek, Billy Magnussen, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Lashana Lynch, Naomie Harris, David Dencik, Jeffrey Wright
_____________________________________________________________
Mentre guardavo l’ultimo sontuoso, fastoso 007 mi dicevo ben vengano i grandi filmoni spettacolari capaci di riportare la gente al cinema, perché davvero l’orrido virus ha fatto perdere l’abitudine a molte cose e il cinema in sala è una di queste. Tutti impigriti, viziati dall’offerta sempre più ricca delle piattaforme, stremati da questa emergenza che non finisce più, costretti a mascherine e precauzioni sempre e dovunque, pronti a mostrare il green pass dieci volte al giorno, limitati nelle azioni e negli spostamenti, finisce che ci rinchiudiamo in casa che poi piove, fa freddo ed è pure finita l’estate.
Ma 007 va visto al cinema, impossibile goderselo su un pur grande schermo casalingo, se ne perderebbe quasi tutto il fascino. E lo sapete vero? Quindi, suvvia, tornate al cinema e divertitevi con questo giocattolone che vale il prezzo dell’ingresso: due ore e 43 minuti di spettacolo vero, con tutto quello a cui la serie di James Bond ci ha abituato. Location superbe che fanno venire voglia di viaggiare, confezione di lusso con scene d’azione impeccabili, Aston Martin distrutte che piange il cuore e lui, il migliore degli agenti segreti che non fa rimpiangere Sean Connery.
Che peccato che Daniel Craig abbia dato forfait e che questa sia la sua ultima missione. Peccato perché è un grande attore dal fisico prestante, credibile in ogni acrobazia e ha in più quello sguardo azzurro in cui passano tutte le emozioni. Perché Craig è anche un bravissimo attore (guardare per credere tutti i suoi film precedenti, io ho un debole per La madre) e bravissimi sono tutti gli altri protagonisti del film..
Léa Seydoux non ha niente della classica Bond-girl, perché è una donna di emozioni e di cuore, vera, complicata e complessa. M ha il volto sofferto di Ralph Fiennes uno dei più grandi attori inglesi, mentre i marchingegni, a cominciare dagli orologi capaci di tutto, sono preparati da Ben Whishaw, fra i più talentuosi giovani della scena UK. Il cattivissimo è Christoph Waltz, attore feticcio di Tarantino e mi fermo qui, ma tutti sono bravissimi, un cast fantastico.
La mia parte preferita di No Time To Die è l’inizio fra i sassi di Matera, dove vengono messe tutte le carte in tavola per la storia. Non c’è un secondo di troppo, tutto sincronizzato come del resto nei due segmenti successivi, una Giamaica da sogno (il buen retiro di 007) e Santiago di Cuba (in realtà ancora Giamaica perché nella terra di Fidel non è facile girare).
La trama è intricata, ma ridotta all’osso è ancora e sempre la vecchia storia della perfida Spectre, che nasce dalle sue ceneri come l’Araba Fenice, determinata a distruggere il mondo. Ma Bond, che beve ancora Martini girato e non agitato, sa come fare.
Tutto bene allora? Sì, tutto bene, perché No Time To Die è un grande fantastico giocattolo, proprio quello che vi aspettate da James Bond. Però. Ecco, però anche 007 accidentaccio è ormai ostaggio del politicamente corretto. Entra in scena quella che, con grande probabilità, lo sostituirà. Donna ovviamente. Nera. A occhio e croce direi gay. Mi chiedo, ma perché mai? Facciamo così, girate un’altra serie con la/il * protagonista/* che volete voi ma, pietà, lasciateci 007, l’unico inimitabile. Che era quello quello creato da Ian Fleming. Avventuriero, invulnerabile più di Paperino, Topolino e tutti gli eroi Marvel messi assieme, donnaiolo senza remissione, cinico, amante del lusso e di tutti i vizi immaginabili, dal Martini al gioco a tutto quello che vi viene in mente. In No time to die invece Daniel Craig ha un cuore di panna montata ed è più fedele di Abelardo con Eloisa.
Tant’è, questi sono i tempi, ma che nostalgia del mascalzone Bond e di tutte le sue sciaguratissime Bond Girl, una più bella dell’altra, disponibilissime, crudeli e votate a morte sicura.
0 commenti