
Perchè Batman è una parabola dei nostri tempi
The Batman
Un film di Matt Reeves
Con Robert Pattinson, Zoë Kravitz, Jeffrey Wright, Colin Farrell, John Turturro, Paul Dano, Peter Sarsgaard_____________________________________________________________
Andare al cinema è come scalare una montagna in una sfida con se stessi per vedere fin dove si riesce ad arrivare, fino a che punto ci si lascia sedurre dall’onnipotenza delle grandi produzioni. I film che incassano al botteghino, lo sappiamo bene tutti e non ha senso negarlo, sono i kolossal, i film con i supereroi e le storie catastrofiche. Tutto il resto deve contendersi gli avanzi nelle pur nobili nicchie. In questa stagione l’unico titolo ad avere registrato incassi degni di questo nome è stato Spiderman e non c’è dubbio che questa nuova ciclopica, tragica avventura dell’uomo pipistrello scalerà senza fatica i vertici della hit parade. No, la parabola di Bruce Wayne alias Batman non è finita e non ha nessuna intenzione di chiudersi. L’ultimo fotogramma dopo i lunghissimi titoli di coda (ci aspettiamo sempre la sorpresa a quel punto) è una lapidaria scritta a computer, che campeggia sullo schermo nero: “Goodbye ?”. Ovvio, non ci sarà nessun addio e già i produttori stanno pensando alla nuova avventura che dovrà alzare l’asticella sempre di più, trovare un’idea vincente, riprese superbe, effetti speciali mai visti prima. Perché il minimalismo non è più di questa terra.
Com’è dunque questo nuovo The Batman? Fin dal titolo sfoggia un atteggiamento di totale sicurezza, non ha bisogno di sottotitoli o di altri ammiccamenti, basta il nome per far accorrere i fan.
Il film è lunghissimo, pochi minuti meno di tre ore e di una cupezza totale: è sempre buio, notturno, come una graphic novel disegnata a fitti tratti di china. E Batman non è da meno, color acciaio anche quando veste i panni del miliardario Bruce Wayne asserragliato nel suo castello col fido maggiordomo. Un eroe solitario e triste, con sulle spalle il peso del passato, i genitori uccisi e nessun amico intorno. Ha un’unica missione che è un’ossessione: combattere il crimine a Gotham City. Quando nel cielo notturno compare il bat-segnale col simbolo del pipistrello, Batman entra in scena e mette ko anche i peggiori delinquenti, cercando però di non esagerare con la violenza perché l’eroe, il Buono, non può trasformarsi in un vilain.
In questa avventura, forte di invenzioni visive straordinarie e magica regia, il Cattivo tocca i fantasmi più nascosti del nostro eroe che si trasforma quasi in un personaggio da tragedia greca, più a suo agio nell’universo di Sofocle e Euripide che non sulle tavole dei fumetti. Si torna al passato, si scava nei segreti della famiglia, si mettono a nudo i nervi più sensibili.
In ogni avventura c’è un cattivo, qui ne abbiamo due, uno più scontato, un similmafioso con le mani in pasta col potere, John Turturro e un secondo molto affascinante e quasi freudiano, una sorta di doppio, l’Enigmista, interpretato come sempre con nevrotica bravura da Paul Dano. Ogni indovinello porta con sé più guai di quelli della mitica sfinge. Ma l’indovinello cruciale che parla di una Rata alata… ci viene assai da ridere vedendo che nessuno immagina a cosa possa riferirsi. Sarà che gli italiani hanno familiarità con il mondo ispanico? Dettagli, solo dettagli all’interno di un filmone che avvolge coinvolge come un incubo a occhi aperti.
Unica nota lieve è Catwoman ma solo per modo di dire perché pure la donna gatto è perseguitata da incubi orripilanti e sensi di colpa ancora più violenti.
L’intreccio della storia però, lo ripetiamo, non conta più di tanto e infatti non è perfetto, volendo potremmo fare le pulci ad altre contraddizioni, ma chi se ne importa, è la grandiosità visiva a travolgerci assieme allo sguardo di profonda malinconia di Robert Pattinson, Batman postmoderno e dolente. Con lui assistiamo alla punizione della città marcia che va in pezzi, qualunque cosa si tenti per salvarla. Ma poi, lo sappiamo, riuscirà sempre a risollevarsi. In fondo, The Batman è una parabola dei nostri tempi.
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