RIFLESSI DI CINEMA

Quando il rapporto di coppia è complicato

di  | 
Una scarnificazione che mette a nudo i nervi, la mente e il cuore, estrema, ma non estraneo per chi ha vissuto relazioni complicate

Sanctuary

un film di Zachary Wigon
con Margaret Qualley, Christopher Abbott

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Un hotel di lusso. La suite più esclusiva. Un uomo si aggira per l’ambiente, nervoso, quando arriva una giovane donna bionda che con piglio professionale gli pone una serie di domande. All’inizio sembra che si tratti solo della verifica di una società terza per capire se l’uomo possegga le caratteristiche giuste per diventare Ad di una grande catena di alberghi e dell’impero milionario connesso. Quando però le domande scivolano su un terreno molto privato si intuisce che il gioco è ben diverso. Infatti la ragazza con parrucca bionda è Rebecca, una dominatrice, una professionista del sesso, mentre l’uomo è Hal, il suo cliente più affezionato che dopo la morte del padre è destinato a subentrare nella gestione della milionaria, impegnativa eredità.  Tutto quello che segue, con un’unità di tempo, luogo e azione, nello spazio claustrofobico della camera d’hotel è un duello all’ultimo sangue fra i due.

Sono anni che si frequentano, lei conosce tutti i suoi segreti che non sono solo sessuali ma soprattutto psicologici e con abilità sa recitare i copioni che lui le scrive. Il sesso è un ambito sorprendente dove niente è prevedibile e quando ci si abbandona senza riserve può capitare di tutto. Come accade fra Rebecca e il suo partner: il vero Hal è quello che cerca il piacere piegandosi agli ordini umilianti di Rebecca o è il giovane di buona famiglia con un futuro da spietato manager miliardario?

In quella che una volta si sarebbe definita dialettica fra servo e padrone, il confronto attraversa fasi alterne, arrivando a una battaglia fatta di giochi di forza, che vede vincere e poi perdere prima l’uno poi l’altro dei contendenti, per poi ricominciare con una crudeltà sempre crescente. Hal vuole liberarsi di Rebecca non più consona al ruolo che lo attende, Rebecca ritiene di essere stata così importante per lui e di averlo capito così a fondo da meritarsi una ricompensa. Sei milioni di dollari? Metà del patrimonio? O addirittura il posto più ambito dividendo con lui il nuovo potere? La posta si alza sempre più in una guerra psicologica dove vengono vomitati tutti i segreti, dove le inclinazioni sessuali, le predilezioni e le perversioni si trasformano in dardi. Chi è il padrone e chi il dominato? Qual è il peso del denaro? Quanto valgono i segreti ? Che potere ha il sesso? E, infine, che cosa possiamo definire amore? Una scarnificazione che mette a nudo i nervi, la mente e il cuore, estrema, ma non estraneo per chi ha vissuto relazioni complicate e non siamo in poche, no?

Rebecca ha il volto mobile di Margaret Qualley, figlia di Andie MacDowell, meno bella della madre ma senza dubbio migliore attrice di lei: esagitata, affannata, con una recitazione che potrebbe ricordare certe performance isteriche di Liz Taylor (avete presente Chi ha paura di Virginia Woolf?) riesce a incarnare una donna aggressiva e rivendicativa che a tratti svela una dolce fragilità.

Finale sorprendente e rivoluzionario. Ironico e divertente, che stempera con un sorriso tutta la tensione accumulata durante l’estenuante guerra fra Hal e Rebecca. Un’ultima curiosità: Sanctuary è la parola convenzionale scelta dalla coppia da pronunciare quando il gioco si fa troppo pesante e bisogna interrompere. Ma a volte è inevitabile arrivare fino alla fine.

 

 

 

 

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