RIFLESSI DI CINEMA

Quando la normalità diventa eccezionale

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Fabio Troiano è il protagonista di film gentile, che racconta in modo normale vicende di gente comune: un modo attento per raccontare le esistenze di chi fatica ad andare avanti

Peripheric love

di  Luc Walpoth
con  Iazua Larios, Fabio Troiano, Alessio Lapice, Christina Andrea Rosamilia, Bruno Todeschini, Ursina Lardi  _____________________________________________________________

Un film che parla a bassa voce e che fa della delicatezza la sua cifra. Un film gentile che racconta in modo normale vicende di gente comune, ma proprio la normalità a volte diventa eccezionale perché in tutte le vite c’è qualcosa di speciale ed è proprio questo “speciale” questo “unico” che il regista svizzero alla sua opera prima ha voluto portare sullo schermo.


Siamo in una Torino che molti pensavano scomparsa, la città della Fiat, quella degli operai e dei lavoratori comuni. Giorgio (Fabio Troiano) fa il guardiano notturno in una fabbrica, la moglie Maria (Iazua Larios) è messicana e lavora come colf e baby sitter presso una famiglia della “collina”, le zona bene di Torino, quella con grandi ville, giardini con vista e macchine di lusso. Giorgio e Maria si amano, vivono come possono con pochi soldi e lavori che possono finire da un momento all’altro, hanno il loro mondo e la loro intesa intima e giocosa.

Maria non è una donna impeccabile, qualche volta ruba piccoli oggetti dalla villa in collina, senza cattive intenzioni, giusto per farli viaggiare, anche in chiesa, dove si reca sempre, devotissima, ruba candele per poi accenderle a casa e chiedere grazie a Dio. Giorgio è sempre stanco e si addormenta spesso nel suo gabbiotto in fabbrica. Una notte sente strani rumori, scende nelle cantine e trova un transessuale in lacrime. In modo brusco la soccorre ma rifiuta le sue avance di ringraziamento anche se fra i due nel corso del tempo nasce quella solidarietà che spesso lega gli esclusi.

Maria accende candele perché vorrebbe tanto un bambino, ma Giorgio è sterile, eppure credere nei miracoli aiuta a rendere possibile l’impossibile. I datori di lavoro in collina sono ricchi e aridi, come da copione, e hanno meno cuore di chi fatica nei piani bassi della società.

La storia prosegue armoniosa, per raccontare la vita che scorre non servono effetti speciali, è inutile gridare per farsi sentire, e anche il giovane prete che riceve le confidenze di Maria riesce a stare nei confini della sua missione. Piccoli sussulti creano tensioni, incomprensioni, fratture e poi riavvicinamenti: le persone semplici sono meno semplici di come appaiono e in ogni vita l’eccezionale fa irruzione.

Un bel film, un modo attento per raccontare le esistenze di chi fatica ad andare avanti, forse la maggioranza della società, un universo poco rappresentato al cinema, in Tv e in letteratura se non nei suoi risvolti criminali. Un film che si segue con piacere, un regista di cui aspettiamo i prossimi lavori.

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