Quando l’America Latina è in Italia
AMERICA LATINA
un film dei Fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo
con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini. Con la partecipazione di Massimo Wertmüller
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I fratelli D’Innocenzo sono artisti veri, temerari sperimentatori, cinefili agguerriti con il cinema nel sangue. Nei loro film osano, Favolacce, lo avete visto?, era spiazzante per quanto facesse sentire lo spettatore nelle sabbie mobili, facendogli perdere il filo del racconto e costringendolo anche a decifrare un sonoro che a volte andava per conto suo. Nel film d’esordio, La terra dell’abbondanza scalzavano ogni certezza. Con il terzo film, che io ho adorato, vanno ancora oltre in un percorso fiammeggiante di libertà creativa e di ebbrezza visiva. Si potrebbe vedere il film solo con la colonna sonora musicale, ignorando i dialoghi, perché le inquadrature sono ardite, azzardate e più vicine a un’installazione artistica che a un film. Ogni fotogramma è una sorpresa, una costruzione geometrica di linee e luci, di ombre e liquidi, un incubo, un sogno, un film horror, un viaggio verso l’ignoto.
Non siamo in America Latina, siamo semplicemente a Latina ma in un mondo borghese perfetto che potrebbe ricordare l’America del New Deal. Elio Germano, gigantesco interprete, è un dentista molto perbene, un uomo a posto che si occupa amorevolmente della moglie e delle due figlie. E’ gentile con tutti, preciso sul lavoro, corretto coi collaboratori. La villa in cui vive con la famiglia ha una struttura molto strana, asimmetrica, un po’ come un quadro di Escher: non è che tutte quelle scale si chiudano a spirale su loro stesse impedendo agli abitanti di uscire? Ma no, le giornate si susseguono serene, il protagonista è un padre e marito perfetto, un uomo di quelli che la maggioranza delle donne sceglierebbe per un progetto di vita in comune.
Eppure, tutta quella perfezione, quelle geometrie che sembrano scivolare e quasi sciogliersi, i tagli di luce, lo sguardo del protagonista, la sua testa rasata rendono inquieto lo spettatore. C’è qualcosa che non va. C’è un’incrinatura, una falla. Niente di che, una falla può anche essere solo una perdita d’acqua in cantina. L’imperfezione che irrompe in una esistenza controllata. E come nei migliori film horror, come in L’inquilino del terzo piano di Polanski accade qualcosa che non ci aspettavamo. E tanto meno se lo aspettava il protagonista. Davvero sta succedendo? O è solo un incubo? Cosa ci stanno raccontando i registi? Da che parte stanno? Filmano la realtà o solo quello che accade nella mente del perfetto padre di famiglia? A chi credere? A chi dare ragione?
Un film magnifico, un’esperienza cinematografica, artistica, psicanalitica unica. I giovani fratelli D’Innocenza, poco più di 60 anni in due, sono dei veri geni.
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