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Sanremo 2022: considerazioni di metà percorso

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In attesa di assistere alla terza serata in cui si esibiranno tutti gli artisti e che porterà sul palco dell’Ariston la meravigliosa Drusilla Foer, ecco le nostre considerazioni

E come promesso, eccoci alle consuete considerazioni di metá percorso per questo Sanremo 2022 che va verso il giro di boa.
Per la conduzione, niente di nuovo sotto il sole, nel bene o nel male, Amadeus è Amadeus e bisogna tenerselo cosí. Punto. Certo, avevo sperato che Rosario Fiorello fosse fuori dai giochi, ma con un colpo di coda si è infilato nella prima puntata portandosi dietro la consueta originalitá da villaggio turistico anni ’90. Il culmine l’abbiamo raggiunto nel medley delle “canzoni tristi” arrangiate ritmo salsa in duetto con un Amadeus che (come al solito) si sgola e si ammazza di risate a qualsiasi battuta del compagno di merende.  Il risultato ricorda molto da vicino certi numeri del Bagaglino di vent’anni fa (senza offesa per il Bagaglino), ma qui si urla al miracolo e alla genialitá del personaggio. Che dire? Speriamo che la Flower Experience sia finita qui.

Sanremo-2022-Amadeus-e-Fiorello

Sempre a proposito di conduzione ho invece apprezzato la dinamicita’ delle serate, fino a oggi chiuse sempre prima dell’una del mattino e con tutti i cantanti in gara che si sono esibiti prima della mezzanotte. Certo, qualche battuta di arresto c’è stata, con Ama che gira per Sanremo con un trenino elettrico o il quarto d’ora dedicato al tennista Berrettini, ma nulla in confronto alle ore passate lo scorso anno in compagnia dell’indimenticabile Ibrahimovic.

Maneskin-Sanremo-

Tra gli ospiti una citazione particolare ai Maneskin, semplicemente esplosivi quando reinterpretano la sanremese “Zitti e buoni” per la quale l’orchestra di Sanremo inserisce  nell’arrangiamento un giro d’archi strepitoso ma soprattutto con la ballata rock “Coraline”, talmente intensa che lo stesso Damiano si commuove alla fine dell’esibizione. Senza nulla togliere agli altri musicisti saliti su quel palco, loro se lo sono letteralmente “mangiato”!

ornella_muti_sanremo2022

Apriamo una parentesi per parlare delle co-conduttrici. Ornella Muti: la domanda è una sola… perché? L’unica risposta che riesco a darmi è che qualcuno voleva ricordarci quei Festival di Sanremo dove a presentare erano Edwige Fenech, Isabel Russinova, Paola Dominguin e riportarci un pó di quella “frizzante spontaneità”. Se lo scopo era questo, missione compiuta. Una riflessione poi su Lorena Cesarini. Lei è certamente molto carina, l’abbiamo apprezzata tutti in “Suburra”, ma il monologo di venti minuti in apertura di seconda serata sul razzismo, tempestato di citazioni bibliografiche, forse andava un po’ riconsiderato. E’ evidente che è emozionata, che racconta una situazione che le ha fatto male e dice cose assolutamente apprezzabili, ma forse proprio per questo, il racconto esce a fatica, intercalato da pause e risatine che lo rendono impacciato e, in quel momento, quasi fuori luogo. Se l’intenzione era quella di ricreare l’effetto “pugno nello stomaco” di Rula Jebral, non ci siamo nemmeno avvicinati. Peccato.

orietta-berti-sanremo-2022

Prima di parlare delle canzoni, due parole sull’ormai onnipresente Orietta Berti, che proprio con il Sanremo dello scorso anno si è rilanciata alla grande e che quest’anno conduce con Fabio Rovazzi i collegamenti con il palco allestito sulla Costa Toscana. Spontanea e sopra le righe come sempre, sfoggia gli splendidi abiti disegnati per lei da Cerioni per Rochart che la fanno sembrare uscita da una serie fantasy di Netflix, con un’eleganza e una disinvoltura da cui tante dovrebbero prendere insegnamento.

gianni-morandi

E veniamo ai cantanti e alle canzoni, partendo dalle figure “storiche” del Festival partendo dalla simpatia di Gianni Morandi, che travolge con un brano che sembra uscito da uno dei suoi primi album degli anni 60, all’emozione quasi palpabile di un Massimo Ranieri che alla prima esibizione non rende giustizia alla sua splendida “Lettera di lá dal mare”. Iva Zanicchi elegante e vocalmente in gran forma, ha dato un’ottima interpretazione di un brano classico, che molti hanno bollato come “antico” ma che è esattamente quello che lei oggi doveva portare in quella sede. La strana coppia, Rettore & Ditonellapiaga ha funzionato perfettamente, portando energia e divertimento sul palco dell’Ariston, come ha funzionato benissimo anche l’altra coppia, quella formata da Mahmood e Blanco. Presentati come vincitori annunciati, stupiscono con una ballad a due voci interpretata molto bene e fanno parlare pubblico e giornalisti per l’outfit elegante e trasgressivo, per gli sguardi che si scambiano, i baveri strattonati e l’abbraccio finale. Ottima operazione.

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L’altra vincitrice annunciata, Elisa, si presenta con un elegante abito bianco e un’esecuzione inappuntabile del suo pezzo, che pur non essendo tra le sue cose migliori, arriva al vertice della prima classifica provvisoria. I tre ragazzi arrivati da Sanremo giovani, Yuman, Tananai e Matteo Romano non lasciano il segno. Forse devono ancora maturare, diamogli tempo. Il ritorno di Achille Lauro ha un po’ troppo di déjá vu: a torso nudo (con un fisico decisamente migliorato, quantomeno…) e a piedi scalzi, presenta un brano che ricorda troppo da vicino la sua Rolls Royce e, ancora una volta, lo spettacolo sovrasta la musica. Se La Rappresentante di Lista è tornata a Sanremo alla ricerca di una conferma, l’ha trovata sicuramente! Con le mani con la testa con il culo ciao ciao è giá un tormentone, cosí come il Dove si balla di Dargen d’Amico, spiazzante nel suo completo rosa Big Babol, che ha subito sdoganato la sua figura di sconosciuto al grande pubblico.

Per ora mi fermo qui. Godiamoci le prossime serate e vediamo quali sorprese ci riserveranno le giurie e soprattutto il televoto, che negli ultimi anni è l’incontrollabile incognita del Festival della Canzone Italiana.

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