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Sanremo 2023 al giro di boa

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Mancano due serate alla conclusione del Festival: ecco le impressioni del nostro critico Dario Contri

Il Festival di Sanremo Amadeus Quater ha compiuto il giro di boa e, come ogni anno, ovunque non si parla che di quello. Guarda caso, ne parlano anche e soprattutto i radical chic che giurano di non guardarlo dal 1972 e dichiarano di avere colto solo poche immagini facendo zapping col telecomando, ma questa è proprio la peculiarità del Festival, concentrare per una settimana tutta l’attenzione degli italiani sulla musica, distraendoli da qualsiasi altra cosa succeda intorno. Ma si tratta davvero di musica? E’ ancora il festival della Canzone Italiana? Le canzoni in gara stanno diventando di anno in anno  una sorta di ingrediente accessorio in un minestrone televisivo dove si butta dentro qualsiasi cosa. Nelle prime due serate, in cui le canzoni in gara erano solamente 14,  inspiegabilmente qualcuna l’abbiamo sentita all’una del mattino, condizione decisamente non ottimale per un primo ascolto. Ormai la deriva delle serate fiume è diventata incontrollabile, al punto che quella di giovedì è andata ben oltre le due. Molto probabilmente sarà tutto legato a meccanismi che ci sfuggono, magari connessi agli ascolti che malgrado questi orari raggiungono risultati pazzeschi, ma per il pubblico seguire tutta la kermesse diventa sempre più difficile, se non impossibile. Ribadito per il quarto anno consecutivo il disagio causato dai tempi biblici di questa surreale impostazione delle serate, passiamo ai top e i flop di questa prima parte del 72° Festival della Canzone Italiana.

LE CANZONI IN GARA

Bisogna dire che Amadeus, in tutte le edizioni che ha seguito in  qualità di direttore artistico,  ha avuto il merito di scegliere sempre canzoni che accontentano un po’ tutti. Pur insistendo con la volontà di svecchiare la manifestazione invitando artisti amati dai giovanissimi, ha sempre un occhio di riguardo per l’età di mezzo e inserisce anche un paio di nomi più o meno legati alla storia della musica italiana, anche assolutamente inaspettati, come quest’anno per i Cugini di Campagna. Sono infatti quasi completamente sparite quelle canzoni di alto spessore cantautorale, apprezzabili certo, ma fuori contesto sul palco dell’Ariston che la facevano da padrone nelle gestioni Baglioni e soprattutto Fazio. Quest’anno, rispetto alla scorsa edizione, c’è qualche ballad in più, ma sono moltissimi i pezzi radio friendly che continueranno a vivere anche nelle prossime settimane o mesi… non so se fra vent’anni si canterà “Furore” come oggi cantiamo ancora “Sarà perché ti amo”, ma quantomeno la potenzialità c’è. Qualcuno invece ricorda ancora la canzone vincitrice del 2018?

I LOOK

Finalmente sembra che a Sanremo, anche tra i giovanissimi,  sia tornata l’eleganza o quantomeno un po’ di ricercatezza nel vestire. Quest’anno, anche nelle prime due serate, sono stati pochissimi gli artisti vestiti come “Scendo un attimo in  ciabatte a ritirare il pacco di Amazon dal corriere.” Tra il nude look della Ferragni, le giacche tagliate come tele di Fontana di Rosa Chemical, le tute leather di Marco Mengoni e le piume di struzzo di Elodie, va quantomeno apprezzato lo sforzo. Che poi qualcuno avrebbe potuto magari scegliere meglio, è un’altra storia…

LE CO-CONDUTTRICI

La presenza femminile sul palco di Sanremo è sempre stata croce e delizia della manifestazione, da Sylva Koscina a Claudia Koll, da Eva Herzigová a  Mădălina Ghenea (ve le ricordate?). Quest’anno finora le tre le candidate sono state dignitose, tutte mediamente spontanee e disinvolte sul palco, hanno raggiunto il loro scopo. Non avevamo dubbi su Francesca Fagnani, ma qualche perplessità su Chiara Ferragni sì che ha confermato di essere un’ottima manager di se stessa. Criticata da tutti i fronti per il modo di porsi, di parlare, di atteggiarsi, si è presentata con una stola sulle spalle con la scritta “Pensati Libera” e cinque minuti dopo quella stola aveva fatto il giro del mondo ed era diventata virale con tutte le scritte possibili e immaginabili. Quando una è influencer, lo è tutta la vita.
Tutto sommato è stata apprezzabile anche Paola Enogu, con un Morandi che le stava sotto le ascelle, anche se il suo monologo lo conoscevamo già da quando è stato fatto il suo nome e dopotutto ne potevamo fare a meno. Bello il monologo della Fagnani sui ragazzi di Nisida e accettabile quello della Ferragni sulle donne, ma questi monologhi sono davvero necessari?

GLI OSPITI MUSICALI

mezz’ora di ognuna delle tre serate è stata dedicata ai cosiddetti superospiti.  I Maneskin inappuntabili.  Morandi/Al Bano/Ranieri, quasi 250 anni in tre hanno asfaltato cantando dal vivo (anche senza cuffie!) tutti i giovani presenti all’Ariston. Il segmento dei Pooh ha presentato qualche falla: Roby Facchinetti forse avrebbe dovuto abbassare le canzoni di un semitono, la presenza di Riccardo Fogli è stata gestita in modo strano, senza una presentazione, ma a parte questo, anche il momento Pooh è stato assolutamente apprezzabile. A Sanremo più ospiti musicali e meno monologhi, comizi e proclami!

I COMICI

Sono sempre stata un’altra presenza costante per il Festival, e non sempre hanno funzionato. In particolare quest’anno, con le serate-fiume, i monologhi di Angelo Duro o Alessandro Siani, pur innegabilmente di qualità, a causa della collocazione oraria non hanno avuto il riscontro che avrebbero meritato. Soprattutto quello di Siani, passato alle due del mattino. Varrebbe forse la pena di considerare se ci stanno negli spazi televisivi prima di programmarli.

SCANDALI E SCANDALETTI:

Come da tradizione, i social e i giornali si riempiono anche con questo, dalla presunta lite Oxa/Madame poi smentita, allo “sbrocco” di Blanco in prima serata. Al Riccardo Fabbriconi, dopo essersi già esibito con Mahmood, viene data anche la possibilità di promuovere il suo nuovo singolo “L’’isola delle rose”, cosa anche piuttosto scorretta nei confronti di chi al festival si deve mettere in gioco in una gara. Viene allestita ad hoc “un’isola di rose” sul palco e lui, pare per un problema di audio, perde il controllo e spacca tutto. Una parte di “combine” c’è, come si desume dal videoclip del brano, ma lui esagera e finisce al centro di una polemica mediatica infinita che, nella sua posizione non gli porta certo nulla di positivo. Forse un po’ più di umiltà ed educazione a queste nuove “star della canzone” non guasterebbe.

LA CLASSIFICA PROVVISORIA

Uscita stamattina intorno alle 3, conferma che il televoto è una scheggia impazzita. Mengoni mantiene il primato, ma la fan-base di Ultimo lo porta al secondo posto, creando già qualche dubbio sul vincitore annunciato (nomea che storicamente non ha mai portato molto bene). Guadagnano posizioni anche molti artisti amati dai giovani che, tendenzialmente sono i più attivi con lo smartphone. A conferma del trend,  scendono quelli che per età non possono contare su questo tipo di fans: vedremo cosa succederà con la giuria degli esperti. Rimane più o meno invariata la posizione dell’Artista A.O., silente con i media e assente sul green carpet: forse un po’ di empatia avrebbe aiutato. La canzone non è poi così male.

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