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SANREMO 2024: Angelina ce l’ha fatta

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Domenica 11 febbraio, ore 2.45, si chiude la 74° edizione del Festival di Sanremo.

E fu così, che dopo 12 anni dalla tripletta Carta-Scanu-Marrone, la Casata di “AmiciDiMaria” tornò a regnare sull’Ariston.Domenica 11 febbraio, ore 2.45, si chiude la 74° edizione del Festival di Sanremo. Angelina ce l’ha fatta! Se ne parlava già dai preascolti, ma la canzone non sembrava così potente… ancora una volta questa è la conferma che ormai non è più la canzone quanto il personaggio a vincere. Certo, il pezzo è carino, in radio funzionerà, lei ha quel modo elegantemente tamarro di porsi che funziona con un certo tipo di pubblico e quindi sarà un successo. Per ora. L’anno prossimo non se lo ricorderà più nessuno, sepolto da dozzine di altre hit estive analoghe che saranno state pubblicate nel frattempo anche da Angelina stessa. Oltretutto, se pensiamo all’Eurovision Song Contest, dove certamente la Mango non rifiuterà di andare (quando le ricapiterà mai?), un pezzo dal sabor latino come questo sparirà tra tutti gli altri dello stesso genere che arrivano puntualmente ogni anno.
Detto questo, perlomeno abbiamo scongiurato la vittoria di Geolier che totalizza il sessanta per cento del televoto, benchè una buona fetta di pubblico non lo apprezzi particolarmente, come manifestato in sala in un paio di imbarazzanti occasioni. Aspettiamoci quindi una nuova polemica come quella di Ultimo di un paio d’anni fa… Consideriamo infatti che “La noia” ottiene il 16% e la povera Annalisa, ormai troppo vecchia per essere al centro dell’interesse dei giovanissimi televotanti, solo l’8%. Noi assegniamo la vittoria morale ad Annalisa, che si deve accontentare del terzo posto, malgrado un brano assolutamente più forte degli altri due presenti sul podio. “Semplicemente” sarebbe stata perfetta anche all’Eurovision e comunque il tempo le darà la sua rivincita, come spesso accade al Festival di Sanremo fin dai tempi di “Una lacrima sul viso”.

I CONDUTTORI

Sì, i conduttori, non IL conduttore, perché Fiorello è stato presente come una mosca in automobile in tutto il viaggio di questo quinto e speriamo ultimo davvero Festival del suo amico Amadeus. Come abbiamo già detto, gli riconosciamo il merito di aver dato nuova linfa con la scelta delle canzoni e dei partecipanti a un carrozzone che ormai arrancava, ma una direzione artistica che, per non sbagliare, dice di si a tutto e tutti, alla fine annulla quasi il contesto della gara. Alcuni cantanti si sono dovuti esibire dopo l’una e mezzo del mattino per lasciare spazio a promo di fiction aziendali, cori lirici, orchestre di liscio, ospitate varie in collegamento dalle navi da crociera e da una bancarella fuori dall’Ariston, madri disperate,  e balletti classici. Alcune cose assolutamente apprezzabili come l’esibizione di Allevi o quella stellare di Bolle nella serata finale, ma moltissime assolutamente rinunciabili. Quantomeno andrebbero collocate, per rispetto di chi viene a mettere in gioco la sua faccia e la sua carriera, dopo tutte le esibizioni dei cantanti, come si fa da sempre all’Eurovision Song Contest.

A diluire ancora di più questa minestra già sufficientemente diluita, ci sono le gag da villaggio vacanze dell’onnipresente Ciuri, che pur realizzate con tecnologie costose e scenografiche, sono sempre le stesse da vent’anni… ma evidentemente al pubblico e in RAI va bene così. E lui diventa onnipotente, al punto che, dopo aver toppato platealmente con l’imbarazzante gag di John Travolta, non accetta di aver commesso un errore, e va avanti a rosicare per tre serate (insieme al direttore artistico) nelle quali non perde occasione per prendere in  giro i detrattori o Travolta stesso. Speriamo davvero di aver chiuso con le sue battute e le interminabili risate a comando di Amadeus.

CO-CONTUTTORI e CO-CONDUTTRICI

Quest’anno assolutamente nulla da dire: Mengoni e Giorgia disinvolti e divertenti, meravigliosi nei medley delle loro hit. Teresa Mannino, dissacrante e imprevedibile come al solito regala finalmente momenti di vero divertimento sul palco dell’Ariston, giocando con Amadeus ma anche con ospiti e concorrenti. Lorella Cuccarini, che possa piacere o no, è una grande professionista che sa fare il suo lavoro. Il medley delle sue sigle con cui si presenta al pubblico di Sanremo crea un fantastico effetto nostalgia e costituisce uno dei momenti migliori di questa edizione.

LA SERATA DELLE COVER

Nasce come serata dei duetti, poi serata di tributo ai Sanremo del passato, poi diventa serata delle canzoni che hanno fatto la storia della musica, quest’anno “Serata del fa’ un po’ quello che ‘tte pare”. Detto questo, anche grazie alla presenza di un cast stellare, la serata regala momenti di grande emozione come la “Sweet dreams” di Annalisa con La Rappresentante di Lista”, “Quando finisce un amore di Irama con Riccardo Cocciante (inspiegabilmente passata inosservata ai televotanti) o “Alleluja” dei Santi Francesi con Skin. Momenti invece di grande divertimento con i Ricchi e Poveri insieme a Paola e Chiara che scatenano il teatro con Mamma Maria e Sarà perché ti amo, e l’ironia di Gabbani e la Mannoia che si scambiano le canzoni del Sanremo 2017. In questa serata Angelina Mango cala il Jolly miagolando  “La rondine” del padre accompagnata da un quartetto d’archi. L’effetto lacrimuccia funziona parecchio e credo abbia contribuito non poco alla vittoria finale, ma Angelina, ti prego… vai avanti a cantare le tue canzoncine “unz unz”… lascia ai grandi le cose dei grandi.

GLI OSPITI

Meno male cha almeno hanno smesso di chiamarli super-ospiti, visto che i tempi di quelli veri, tra Madonna, Springsteen, i Queen e Elton John ormai sono un lontano ricordo. Gli ultimi due sopravvissuti sono Travolta, che ci siamo giocati col ballo del qua qua, e Russell Crowe che, forse dopo la  figuraccia del giorno prima viene gestito in modo corretto: esibizione musicale, breve intervista, micro-gag con la Mannino e distinti saluti. Come si dovrebbe fare in queste occasioni. Tutti gli altri ospiti, disseminati tra concerti in piazza, navi da crociera, palco dell’Ariston, poltrone e sofà erano veramente troppi e soprattutto spesso distraevano dalla gara. Inspiegabile la doppia esibizione di Lazza, nella seconda serata e nella finale per esempio, o le discoteche tamarre dei dj sulla nave a bordo piscina, completamente fuori contesto. Ci siamo commossi però quando in coda alla serata delle cover, i Jalisse hanno salutato l’alba rientrando all’Ariston con la loro “Fiumi di parole”. Loro sia fisicamente che vocalmente in forma smagliante e auspichiamo che l’anno prossimo trovino finalmente la canzone (e il direttore artistico) giusti per rientrare in gara dalla porta principale.

Una considerazione particolare sull’esibizione di Roberto Bolle e dell’Ensamble del Bejart Ballet di Losanna sul Bolero di Ravel: classe, eleganza e magia. Quel genere di cose che ci si aspetterebbe in una situazione del genere. Possibilmente senza qualcuno che poi scherza dieci minuti sugli addominali e i piedi griffati dell’ètoile… ma non si può avere tutto…

VINCITORI; VINTI E SISTEMA DI VOTO

Anche quest’anno nomi eccellenti della musica italiana che si sono messi in gioco a Sanremo, ne escono piuttosto male e questo potrebbe creare un effetto domino sulle loro presenze in quel contesto. Una Loredana Bertè, salutata addirittura come potenziale vincitrice, alla fine non entra nemmeno nei primi cinque. E’ evidente che i cantanti over 35 non hanno appeal al televoto e questo è assolutamente penalizzante nei loro confronti, rispetto alle star del web che in quel territorio ci sguazzano. Alla luce dei risultati degli ultimi festival questo dovrebbe portare la prossima direzione artistica, che speriamo sarà diversa dalle ultime cinque, a riflettere e eventualmente apportare modifiche al sistema di voto per evitare che in un futuro ci si ritrovi nella situazione del 1975.

Nell’attesa godiamoci queste 30 canzoni e vediamo se qualcuna ce la ricorderemo ancora il prossimo anno…

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