SANREMO 2024: ecco le nostre pagelle
I trenta brani in gara di quest’anno ci riportano quasi ai tempi di ascolto del periodo a tre categorie di cantanti di baudiana memoria e ci fanno presagire con terrore lo spuntare dell’alba alla fine delle serate del festival… soprattutto quella di sabato, in cui “Ama” ritroverà ahimè “Fiore” e si ammazzerà di risate come nelle edizioni condotte in coppia. Vista la quantità di brani, ci saremmo aspettati una certa eterogeneità di generi. Invece no, quantomeno al primo ascolto, e questo porta ad alcune riflessioni. Il periodo della canzone impegnata o “di qualità” a tutti i costi sembra essere morto e sepolto con i vari Cammariere e Piccole Orchestre Avion Travel che per anni hanno imperversato nei fatidici cinque giorni in riviera. La stessa classica “canzone all’italiana” sanremese per antonomasia quest’anno è quasi sparita, manifestandosi solo con due/tre artisti su trenta. Rock non pervenuto, salvo fare capolino nel brano della Leonessa del Rock nostrano. Quindi, alla fine, tolta la quota rap & trap che cerca di replicare il successo della Cenere di Lazza, la netta maggioranza delle canzoni sono uptempo, danzerecce, molto radiofoniche anche se purtroppo molto simili tra di loro. Non ci sono, quantomeno dopo un ascolto in rapida sequenza, canzoni che spiccano particolarmente su altre e quest’anno più che mai pronosticare la vittoria di qualcuno è molto complicato.
Nell’attesa di vedere cosa succederà, qui leggete le mie impressioni e i relativi voti dopo un primo rapido, ma attento ascolto.
LE PAGELLE
Alessandra Amoroso – Fino a qui
Già il fatto che Takagi e Ketra siano tra fra gli autori, ti dice dove il brano andrà a parare. Ti lascia spiazzato quindi l’intro di pianoforte un po’ alla Ultimo, ma poi si apre come una “Last dance” di Donna Summer, e via di tormentone estivo. Testo un po’ dark con citazione ruffiana da “Sally” di Vasco e un ritornello dove i fans diranno che la sua voce raggiunge vette pazzesche e i suoi detrattori che urla come una pazza. VOTO 6
Alfa – Vai!
Alfa lascia un po’ perplessi. Un pezzo quasi country, ma con la paraculata di un handclappin’ e la fischiatina che tanto piace a un certo tipo di pubblico. Oggettivamente incomprensibile, ma potrebbe anche funzionare. VOTO 4,5
Angelina Mango – La noia
L’ex Amicadimaria, super Figlia d’arte, forte di un paio di hit estive che hanno spopolato sulle piattaforme streaming, arriva al Festival con una canzone scritta da Madame e dall’altro Re Mida degli hitmaker Dardust. L’operazione sembra funzionare: una bella dose di sapore latino e di cumbia, echi neomelodici in lontananza, una voce fresca e gradevole (che esibisce anche in un passaggio acappella) e, perché no, una punta di tamarraggine… in radio andrà alla grande, ma probabilmente non deluderà nemmeno nella classifica finale. VOTO 7
Annalisa – Sinceramente
Quel «Sinceramente quando quando quando quando piango» mi ha perseguitato anche mentre ascoltavo le tre/quattro canzoni successive. L’Annalisa 2.0, reduce da una serie di hit una dietro l’altra, arriva all’Ariston come vincitrice annunciata, e la canzone ha tutte le carte in regola per esserlo. Dance anni 80 e ritornello che si fa ricordare da subito, ma anche un po’ di quel pop italiano che mancava a Sanremo da anni e che, finalmente, ritorna. Chi ha amato Bellissima, Sola e Mon Amour adorerà “Sinceramente”… se vogliamo trovare un difetto, è esattamente come te la aspetti, forse è un po’ troppo prevedibile. VOTO 7 1/2
BigMama – La rabbia non ti basta
Il brano è una raffica prevedibilissima di rivendicazioni di genere nel più banale dei clichè. Bullismo e body shaming su un rap annacquato. Se ne poteva fare a meno. VOTO 2
Bnkr44 – Governo punk
I BNKR44 fanno parte della quota Sanremo Giovani e presentano un pezzo finto rock molto festaiolo citando i Blur e i Queen, che non credo ne sarebbero lusingati. Passa e va. VOTO 3
Clara – Diamanti grezzi
Lei è la vincitrice di Sanremo Giovani. Il brano parte da un assolo di violino per poi virare su un dance pop elettronico che evoca una miriade di sensazioni di già sentito. Magari piacevole all’ascolto, ma già con il presentimento che non andrà molto più lontano da lì. Come spesso purtroppo accade, per molti dei ragazzi che arrivano da Sanremo Giovani, il palco dell’Ariston non è più il punto di partenza, ma quello di arrivo. Forse qualcuno dovrebbe porsi delle domande… VOTO 3
Dargen D’Amico – Onda alta
Dargen porta a Sanremo l’unico brano con un’accenno di impegno politico, ma con la consueta leggerezza, eccentricità e simpatia. Il brano è azzeccato e resta in testa, riuscendo a parlare di un tema sociale senza essere stucchevole, come spesso accade a chi prova a farlo in questa sede. Nel testo ho adorato “C’è chi mi chiama figlio di puttana / Che c’è di male? L’importante è aver la mamma” VOTO 7 1/2
Diodato – Ti muovi
Una delle pochissime ballad in gara, parte con un pianoforte languido per aprirsi poi con un refrain potente, ma ben lontano dalla potenza della mengoniana “Due vite” dello scorso anno. Il pezzo di Diodato che ti aspetti da Diodato, cui riconosciamo almeno il merito di esserselo scritto senza una pletora di co-autori come la maggior parte delle canzoni in concorso. VOTO 6
Emma – Apnea
Altro pezzo che inizia con una melodia, per poi scatenarsi in una dance pop dal sapore anni 80. Anche in questo caso funzionarà sicuramente in radio e sulle piattaforme di streaming, ma se esistesse ancora un mercato discografico, non so se qualcuno investirebbe dei soldi per comprarsi il disco. VOTO 6
Fiorella Mannoia – Mariposa
Anche Fiorella Mannoia quest’anno è destabilizzante. Tu ti aspetti il solito brano impegnato, da “interprete raffinata e cantautorale”, e invece ti parte con un ritmo latineggiante e un testo che parla di come essere donna oggi e empowerment femminile, tra “streghe sul rogo e farfalle che imbracciano un fucile”. Difficile capire se è adatta a lei o più a una qualsiasi Amicadimaria. VOTO 6
Fred De Palma – Il cielo non ci vuole
Ennesimo pezzo gradevolmente radiofonico ma che segue un po’ troppo la scia della “Cenere” del 2023. Fred de Palma rinuncia al caratteristico andamento raggaeton, ma la svolta più dance tamarra non lo rende meno ballabile. Troverà il suo spazio sul dancefloor. VOTO 5 1/2
Gazzelle – Tutto qui
In mezzo a un mare di dance pop, Gazzelle si distingue con un brano dal mood vagamente Oasis e con riminiscenze brit. Un po’ di nostalgia nel testo per una canzone che non lascerà il segno, ma quantomeno è un po’ diversa dalle altre. VOTO 6
Geolier – I p’ me, tu p’ te
Geolier è un po’ Lazza e un po’ Gigi D’Alessio. Ha dominato il 2023 con il suo album e qui cerca la consacrazione che, molto probabilmente le radio e gli ascolti sulle piattaforme gli daranno. Sul suo risultato all’Ariston ho qualche dubbio in più. VOTO 5/6
Ghali – Casa mia
Mi ricordo Ghali a Sanremo da super ospite sulla scia del successo sulla scena rap verso la fine degli anni 2010, poi forse siamo andati un po’ in calo e qui si cerca il riscatto. “Casa mia” è a metà strada tra la quota Lazza e la quota pop dance, e si appoggia a due autori che sono sempre una garanzia, Davide Petrella e Michelangelo. Il risultato è gradevole, ma non certo indimenticabile. VOTO 5/6
Il Tre – Fragili
Lui è assolutamente il capofila della quota Lazza. La domanda: neve fa rima con crepe? Pezzettino tiepidamente urban, fragile come il titolo. VOTO 4
Il Volo – Capolavoro
Intanto avrei scelto un altro titolo, ma su questo possiamo glissare. E’ un brano crossover come andavano di moda (soprattutto in Germania) negli anni 90? Si. E’ un ricettacolo di virtuosismi vocali? Si, ma non sono certo quelli dei Bee Gees, per intenderci. C’è l’acuto finale? Si (Tuuuuuuuuuuuuhhhhh). Loro non sono più nemmeno sufficientemente giovani come ai tempi di “Grande amore” per far dire alle mamme “Che carini!”. Che dire? Fuori contesto, fuori dal tempo e fuori dallo spazio. VOTO 5
Irama – Tu no
L’Irama di Sanremo mi piace sempre. Non so perché, ma fuori da qui se ne esce con cose che mi passano completamente inosservate, e purtroppo per lui, non solo a me. Arriva all’Ariston urlando come un pazzo… quasi un Pappalardo reloaded e tiene quel timbro super testosteronico su tutto il brano. Pianoforte martellante, con un drum elettronico e un crescendo d’orchestra che porta a un finale con un che di epico. Resta da vedere come si presenterà stavolta, perché anche sul look il nostro ex Amicodimaria spesso ha fatto scelte poco felici. VOTO 7/8
La Sad – Autodistruttivo
Fintamente cattivi nell’immagine post-punk con creste e parrucche colorate, pelle e borchie ovunque, arrivano al Festival con un pezzo che annovera tra gli autori Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, la cui scrittura è lontana anni luce dal mondo punk,emo o trap. Il risultato lascia quantomeno perplessi e, a un primo ascolto, la sensazione è quella di qualcosa che non va da nessuna parte. Però prima di dare uina sentenza definitiva, avrei gradito un secondo ascolto… sarò meno cattivo del previsto. VOTO 4/5
Loredana Bertè – Pazza
La Leonessa del Rock from Bagnara Calabra, checchè se ne dica, continua a ruggire. Sarà forse per un fatto anagrafico o forse per la storia che ha fatto, ma “Pazza” è l’unico brano che si fa notare nella massa. L’attacco è potentissimo, il testo è super motivazionale (sono pazza di me… ho perso troppo tempo ad odiarmi), chitarre elettriche a profusione, basso distorto e cassa martellante. La voce è anche meno roca e graffiante del solito… speriamo che a Sanremo con l’orchestra renda come in studio. VOTO 8
Mahmood – Tuta gold
Dirò una cosa impopolare. Mahmood is the new Flavia Fortunato: come lei appare solo nella settimana di Sanremo per poi sparire fino all’edizione successiva. La differenza è che la povera Flavia non ha mai vinto e, pur vendendo parecchi dischi, nessun critico ha mai parlato di lei come di un miracolo della musica. Questa volta la classica voce nasale come sempre superfiltrata dall’autotune ci riporta all’urban di “Soldi” con un brano indubbiamente ben prodotto e con quella punta di tamarria che non guasta mai. Probabilmente sarà un successo, però, scusatemi… che noia! VOTO 4/5
Maninni – Spettacolare
La terza e ultima ballad in gara è un brano classico al pianoforte con un ritornello potente e che ti entra in testa, dal titolo magari un po’ troppo altisonante. Lui è belloccio, lo stile un po’ Sangiovanni, ma dopo un serio corso di dizione. Chissà, magari potrebbe funzionare. VOTO 5.5
Mr. Rain – Due altalene
Mr. Rain è cintura nera di ruffianaggine. L’anno scorso il coro di bambini ha sortito l’effetto voluto e quest’anno ci riprova con una storia stucchevole di due innamorati che “Fermano il mondo quando stanno insieme”. Il tutto condito con un rap diluito tra orchestra, autotune e un refrain catchy. VOTO 4
Negramaro – Ricominciamo tutto
La prima cosa che mi ha colpito è che, rispetto alle due righe di autori degli altri brani, qui firma solo Sangiorgi. Punto. In ragione di questo nessuna sorpresa: i Negramaro cantano i Negramaro. Esattamente come te li aspetti. Per il ritorno a Sanremo avrebbero potuto osare di più… VOTO 6
Renga e Nek – Pazzo di te
Neanche Dardust questa volta fa il miracolo. Il pezzo scorre via come acqua fresca tra virtuosismi vocali di Renga (sperando che riesca a farli anche dal vivo) dove Nek quasi non si sente. Pezzone sentimentale sull’amore ineluttabile, un po’ trademark nelle carriere dei due bellocci, icone delle ragazze anni 90 che continuano a seguirli. VOTO 5/6
Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita
Loro li stavano già lapidando e/o crocefiggendo prima di ascoltare il brano. In realtà “Ma non tutta la vita” non si discosta più di tanto dalla quota pop-danzereccia anni 80/90 che annovera parecchie canzoni di questo Sanremo. Anzi, con loro l’operazione nostalgia forse ha più senso. Si parte con l’autocitazione di “Che confusione” in apertura per arrivare a un refrain dal sabor latino un po’ Raffaella che non ha nulla da invidiare (anzi!) alla “Noia” di Angelina che invece fa gridare tutti al miracolo VOTO 7
Rose Villain – Click boom!
“Click boom!” ha un testo geniale giocato su molti suoni onomatopeici che spopolerà senza dubbio su TikTok. Anche al Festival però si farà sicuramente notare e l’esibizione di Rose Villain aggiungerà indubbiamente potenziale al brano. VOTO 6
Sangiovanni – Finiscimi
“Finiscimi” è quello che ci verrà probabilmente da dire alla fine delle serate sanremesi di Ama, speriamo all’ultima gestione come promesso. Il brano è un corollario di problemi di cuore post adolescenziali con accenti sbilenchi e parole strascicate, caratteristiche di Sangiovanni e che piacciono tanto ai suoi fans .VOTO 5
Santi Francesi – L’amore in bocca
Ex vincitori di X-Factor, uno dei due ha una bella presenza scenica (l’altro meno). Il refrain è potente, ma forse ripetuto un po’ troppo. “Mi hai lasciato con l’amore in bocca/Senza farlo apposta” mi lascia un po’ perplesso, ma potrebbe stupire. VOTO 6 +
The Kolors – Un ragazzo una ragazza
Dopo un paio di hit estive e soprattutto il grande successo di “Italo Disco” era impossibile non ritrovare i The Kolors a Sanremo. Il pezzo, come già per la collega di tormentoni Annalisa, continua sulla strada dei brani precedenti, ma non senza un upgrade qualitativo. Dancefloor anni 70 con la complicità di Davide Petrella, potrebbe arrivare in zona podio. VOTO 7
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