
Tutti al cinema per ammirare il Nilo di Kenneth Branagh
ASSASSINIO SUL NILO
Un film di e con Kenneth Branagh
Con Tom Bateman, Annette Bening, Russell Brand, Ali Fazal, Dawn French, Gal Gadot, Armie Hammer, Rose Leslie, Emma Mackey, Sophie Okonedo, Jennifer Saunders, Letitia Wright _____________________________________________________________
Trovarsi davanti a un grande grandissimo schermo per un film girato con cinepresa 65 mm in Panavision resta un’emozione impagabile che non si può paragonare alla visione distratta, stravaccati sul divano, di un film Tv che ogni cinque minuti interrompiamo per alzarci, mangiucchiare o andare in bagno. Suvvia, siamo sinceri, è un’altra cosa, un altro mondo. Secondo me decisamente insuperabile e migliore.
Ancora di più se il film in oggetto è un classicone, un giallo di Agatha Christie, scritto nel 1937 che ambientato sulle acque del Nilo, negli anni Trenta non ancora distrutto dal turismo: nel film lo vediamo più vivo che mai, con coccodrilli famelici, pesci e acque limpidissime. Un Nilo giustamente cinematografico e poco realistico. Come fossimo lì, ci godiamo il fiume, ma gli scorci del deserto, le piantagioni, le piramidi, le imponenti statue di Abu Simbel, 50 anni fa trasferite per la costruzione di una diga ma qui, grazie a sorprendenti effetti speciali , più reali che mai.
Kenneth Branagh con alle spalle Ridley Scott nelle vesti di produttore e la stessa squadra di Assassinio sull’Orient Express non mette limiti allo sfarzo: tutto è grandioso, magnifico, superbo, con un digitale utilizzato al suo meglio. Sembra davvero di navigare, ballare, viaggiare, visitare i monumenti assieme ai protagonisti, come in un’attrazione di Dinseyland.
La storia, per chi non la conoscesse (davvero qualcuno non ne sa niente?), ha al centro Hercule Poirot in vacanza sul Nilo con altri turisti cosmopoliti che non badano a spese e sfoggiano toilette incantevoli. Il gruppo, legato da antiche amicizie ma anche da conflitti nascosti, viaggia dalle piramidi a hotel di charme per imbarcarsi in crociera su un elegante battello a vapore. Tutto sembra perfetto e invece nel giro di pochissimo gli omicidi si susseguono. La prima a morire è una ricca ereditiera fresca sposa di un uomo che per lei ha lasciato la fidanzata innamoratissima. Potrebbe essere quest’ultima la colpevole, visto che perseguita la coppia da quando è stata pianata in asso? Le morti non si fermano, gli indizi si accumulano dando allo spettatore la possibilità di risolvere il caso, come nei migliori gialli tradizionali e arrivare a individuare il colpevole assieme a Poirot. Ogni personaggio ha i suoi scheletri nell’armadio, l’intreccio è sofisticato e quando la soluzione sembra a portata di mano, le carte si girano in tavola. Ma alla fine tutto si spiega e la vicenda è un meccanismo a orologeria.
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Quanto a Kenneth Branagh dà vita a un Poirot credibile e malinconico: il film in un prologo cerca di raccontare l’origine del suo spleen trasportandoci in piena guerra mondiale, sul fronte.
Bravi tutti e bravo Kenneth Branagh che ha anche appena conquistato una nomination all’Oscar. Non per questo film, ma per un altro, molto molto personale e di cui parleremo più avanti: Belfast, dove in un luminoso bianco e nero mette in scena la sua infanzia. Bellissimo. Branagh sa muoversi con identica agilità e talento passando dal kolossal a Shakespeare al cinema più intimista.
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