
Un Tom Hanks dal pessimo carattere
Non così vicino
un film di Marc Forster
con Tom Hanks, Mariana Treviño, Rachel Keller e Manuel Garcia-Rulfo
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Tutti ricordiamo Forrest Gump, forse il film più famoso di Tom Hanks. E ricordiamo anche tante delle sue frasi. “Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!” Ci ho pensato spesso, mentre guardavo il nuovo lavoro di Tom Hanks, che si conferma come sempre, come in ogni ruolo, un attore fantastico. Perché ci pensavo? Perché è come se l’ingenuo, candido Forrest Gump fosse diventato grande e si fosse accorto che i cioccolatini che gli sono capitati nella vita non sono stati quelli del suo gusto preferito.
Gli anni lo hanno costretto a fare i conti col dolore, con le delusioni e senza rendersene conto è arrivata l’età dei bilanci. Così poco confortanti da avere voglia di farla finita. Il film prende avvio proprio dal momento dello sconforto massimo, per poi risalire, per far scoprire anche agli spettatori che tutto può sempre accadere (come nel film con Jack Nicholson per tanti versi simile) che la consolazione è più vicina di quanto ci si aspetti, anche se “non così vicina” perché gli dei sono avari coi tempi della loro benevolenza.
Otto Anderson ( il personaggio che interpreta Tom Hanks) è vedovo da poco e la moglie era la sua ragione di vita. Buttarsi nel lavoro? Impossibile, visto che è arrivato il momento della pensione. Non gli resta molto altro, ha un pessimo carattere, è troppo rigido e con gli altri gli viene più facile litigare che convivere. Abita in un condominio di villette a schiera, una sorta di cooperativa che ha visto tempi migliori, e la sua ossessione e unica occupazione è far rispettare le regole, vigilando su chi entra con l’auto senza permesso o controllando la correttezza della raccolta differenziata. Solitario, depresso, vuole farla finita ma, e il film sceglie per raccontarlo i toni leggeri della commedia, ogni volta che tenta il suicidio, succede qualcosa che gli manda a monte i piani: che sia il soffitto a non sostenere il nodo scorsoio o la nuova vicina invadente a disturbare con le sue continue richieste.
Eccola la coprotagonista: l’ispanica col pancione, due figli e un marito insignificante che si è appena trasferita nella villetta di fronte. Esuberante, allegra, sovrastata dagli impegni, entra come un ciclone nella vita smorta di Otto. E gliela ribalta.
Come da regola di ogni film che si rispetti: i personaggi evolvono nel corso della storia, lui incontra lei, si annusano, si scontrano, si capiscono, si allontanano e si riavvicinano e alla fine non saranno più gli stessi dell’inizio. Lo schema eterno di ogni copione. Bisogna poi vedere come sceneggiatori e registi sanno orchestrare gli sviluppi e come gli attori lavorano sui caratteri.
In questo caso siamo di fronte a dei campioni con un Tom Hanks passa dalla scontrosità alla tenerezza, dalla disillusione alla riscoperta della vita e azzeccati sono i flash back (è il figlio Truman a interpretarlo da giovane) in cui si ripercorre la vita del protagonista e il grande amore per la ragazza che diventerà sua moglie. Mariana Treviño, nel ruolo dell’uragano Marisol, gli tiene testa alla grande e concorre a comporre quell’affresco sui tentennamenti e le risorse dell’età matura (molto matura) che sta vedendo protagonisti i grandi di Hollywood, come il già citato Jack Nicholson, ma anche Clint Eastwood e Robert Redford.
Tutto troppo sentimentale? Di certo siamo nel territorio dei buoni sentimenti, ma in fondo, perché un film dovrebbe essere per forza cinico o cattivo?
Il film è tratto dal bestseller “L’uomo che metteva in ordine il mondo” dello scrittore svedese Fredrick Backman.
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