Saggista e narratrice, Roberta Schira ha reinventato il modo di raccontare la cucina: nei suoi libri il cibo diventa simbolo di rinascita e le parole si intrecciano con profumi, emozioni e femminilità
Roberta Schira non è solo una critica gastronomica. Unisce competenze diverse e le traduce in una visione originale. La sua voce mette insieme parola scritta e profumi della cucina, psicologia e rito del nutrimento, narrazione e arte della tavola. Giornalista collaboratrice di numerose testate, non ultimo il Corriere della Sera, insegna in master dedicati al cibo e, soprattutto, scrive. Scrive con la consapevolezza che il cibo non è solo nutrimento, ma anche emozione, memoria, cura.
Ritratto di Roberta Schira, autrice e critica gastronomica (Ph. Francesco Bozzo)
DAL CANONE DELLA BUONA CUCINA ALLA “CUCINOTERAPIA”
Il suo percorso è stato ampio e sfaccettato, fatto di saggi e romanzi, analisi e racconti di vita. Nei suoi volumi teorici – come Mangiato bene?, Le 7 regole per riconoscere la buona cucina e Il nuovo bon ton a tavola – ha definito quello che chiama il ‘canone Schira’, un metodo che funge da bussola, pratica e al tempo stesso poetica, per riconoscere la buona cucina e orientarsi tra sapori autentici. In altri libri, come ‘Cucinoterapia’ e ‘I nuovi onnivori’, ha mostrato un lato più intimo: qui il cibo diventa cura, gesto che conforta, specchio di identità in cambiamento.
I fiori hanno sempre ragione (Garzanti) di Roberta Schira, un inno alla rinascita e al coraggio di sbocciare.
DALLA TAVOLA ALLA NARRATIVA: IL CIBO COME RINASCITA
Ma Schira è anche narratrice. Nel suo romanzo d’esordio, ‘I fiori hanno sempre ragione’, vincitore del Premio Vermentino, la rinascita passa attraverso il linguaggio silenzioso delle ricette. Nel successivo di recente uscita, ‘Le margherite sanno aspettare’, il realismo magico apre le porte a una casa che custodisce segreti e legami femminili, luogo in cui le donne imparano ad aspettare e a ripartire.
“In tutte le pagine ricorrono temi che formano una trama coerente”, racconta. “La psicologia che osserva l’animo umano, il cibo come strumento di amore e cura, il galateo rivisto con leggerezza e ironia, la rinascita raccontata attraverso piatti che diventano simboli di resilienza”. Perché per lei cucinare significa anche liberarsi dal dolore, mangiare è un atto di bellezza, scrivere è un gesto che guarisce.
Le margherite sanno aspettare (Garzanti) , il nuovo romanzo di Roberta Schira, una storia di rinascita e consapevolezza.
LA CASA COME METAFORA DEL FEMMINILE
Il nuovo romanzo si presenta allora come un percorso di formazione, un viaggio dentro le ferite e le speranze del femminile contemporaneo. Affronta la violenza domestica, le radici degli affetti, i legami di famiglia, intrecciandoli in una trama che celebra amore, bellezza e solidarietà. La lettura diventa un cammino di scoperta, e il libro stesso un libro del cuore, specchio di valori e passioni. La casa della Mariconda, che fa da sfondo alla storia, diventa luogo selvaggio e simbolico: bosco, orto e giardino si aprono in rigogliose atmosfere mediterranee, paesaggi che alternano armonia e tempesta. In queste stanze, gli ingredienti prendono vita, i profumi e le consistenze si fanno quasi tattili, i piatti nascono dalle mani di donne esperte di cucina e di cuore.
CUCINA, FEMMINILITÀ E RITO DELLA CURA
La femminilità si esprime attraverso la cucina come gesto quotidiano e rituale, capace di trasformarsi in strumento di guarigione. La critica gastronomica con il suo sguardo preciso resta riconoscibile anche nella scrittura narrativa: il tono è lirico e al tempo stesso disciplinato, capace di passare dalla coralità del racconto alla voce intima del monologo interiore. Così la narrazione diventa confessione, riflessione domestica, sguardo segreto.
REALISMO MAGICO E SORELLANZA
Il linguaggio richiama il realismo magico ma mantiene una tensione costante verso la luce e il riscatto. La natura è salvezza e rivelazione. Le donne trovano tra loro un’alleanza che supera la competizione e diventa sorellanza, ritorno a riti antichi e condivisi, quasi sciamanici, in cui le parole stesse assumono un valore protettivo. I simboli – l’Ouroboros, il bagno purificatore, il pane condiviso – attraversano le pagine come segni di un femminismo delicato e gentile, fatto di grazia e forza insieme. L’inquietudine resta passeggera: i gesti semplici e curativi, come bere o spezzare il pane, restituiscono energia e fiducia nella vita.
TRA GUSTO E PROFUMO: UN NUOVO ORIZZONTE SENSORIALE
«Cerco la bellezza in ogni cosa», dichiara l’autrice. Questa tensione all’armonia attraversa i suoi libri, la sua ricerca estetica, la sua stessa esistenza. “ Oggi le mie esperienze sensoriali si intrecciano con un nuovo campo di sperimentazione: l’arte dei profumi. Dal viaggio in Oman alla scoperta delle spezie all’impegno con l’Accademia del Profumo, alle collaborazioni con il laboratorio dell’Hotel à Parfum del Magna Pars a Milano, fino all’incontro con il profumiere francese Houbigant, sto esplorando un nuovo orizzonte creativo”. Ora il gusto incontra l’essenza e il profumo diventa prolungamento invisibile della parola scritta.
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