RIFLESSI DI CINEMA

Il “per sempre giovane” di Valeria Bruni Tedeschi

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La regista e attrice italiana attinge alla storia della sua vita e la mette in scena un film libero, intenso, autentico e coraggioso

Forever young (Les amandiers)

un film di Valeria Bruni Tedeschi
con Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescot, Clara Bretheau, Noham Edje, Vassili Schneider, Eva Danino

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“Avevo 20 anni e non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”. Valeria Bruni Tedeschi di sicuro non è d’accordo con la famosa frase scritta da Paul Nizan nel suo Aden Arabia. Perché i 20 anni che rievoca in Forever young traboccano emozione, struggimento e nostalgia e tutta l’energia incosciente della giovinezza che con irriverenza porta a sfiorare il pericolo e persino la morte.

L’attrice regista che secondo alcuni è l’anello di congiunzione fra Woody Allen e Nanni Moretti, che come loro ha fatto dell’autobiografia e dell’ironia la cifra del suo cinema, trascina lo spettatore negli anni della sua giovinezza, quando venne accettata come allieva nella prestigiosa scuola di teatro fondata a Nanterre da Patrice Chéreau e Pierre Romans. Un centro teatrale mitico, dove all’epoca passavano tutti gli artisti più importanti, legato anche all’Actor’s Studio di New York, la scuola di teatro dove studiarono fra gli altri Marlon Brando, James Dean, Paul Newman.

Due ore di film fitte fitte, un eccesso necessario di primi e primissimi piani, molta camera a mano, tutto all’opera  per seguire i sogni degli allievi, in particolare di Stella, la protagonista, dichiarato alter ego della regista e del suo amour fou, totale e distruttivo con un giovane attore morto poi per overdose. Perché quegli anni, il film si svolge nel 1986, erano sì zeppi di sogni per i ragazzi che credevano nel loro talento ma anche funestati dall’Aids e dalla droga, spauracchio e angoscia in un’epoca in cui la promiscuità era totale.

Il film è una festa e una tragedia, un tripudio di idee irriverenti e di sfide, un inno al talento e anche un totale senso di impotenza di fronte all’autodistruzione dei migliori. Ogni immagine è al tempo stesso vita vissuta e finzione, la lussuosa casa di Stella con tanto di maggiordomo è quella della giovane Valeria Bruni Tedeschi (la famiglia lasciò l’Italia per la paura dei sequestri, molto frequenti all’epoca), Patrice Chéraeau è interpretato con adesione totale da Louis Garrel, a lungo partner della regista, il protagonista maschile del film è Sofiane Bennacer, attuale compagno della regista. Il suo nome non compare sui poster italiani di Forever young per una brutta storia arrivata alle cronache pochi giorni fa: l’attore, 25enne è accusato da alcune donne di violenza sessuale e la vicenda è nel pieno svolgimento. La regista ha emesso comunicati, difendendo il compagno, certo che non si tratta di una bella storia.

Eppure resta il film ed è un buon film, denso di energia e di paura, che ricorda tanti lavori sulle ambizioni adolescenziali spesso funestati dall’inevitabile attrazione della gioventù per tutto quello che è rischio e pericolo.  Un film libero, creativo, coraggioso, un modo per mettersi a nudo e attingere a piene mani dalla proprio vita per fare cinema, sulla scia della storica nouvelle vague degli anni Sessanta, con un pizzico di atmosfera alla  Nanni Moretti. Valeria Bruni Tedeschi paga lo scotto di un carattere complicato e di troppi che senza veri motivi non sopportano la sua aria svagata, con quel misto di sfrontatezza, ingenuità e fortuna, une enfant gatée che alcuni privano gusto ad affossare.

Ma, lo ripeto,  il film è intenso, vero, autentico e racconta con mille sfumature la passione totale per l’arte e il teatro che può portare anche a scelte estreme, soprattutto in anni come gli Ottanta in cui Eros e Thanatos andavano a braccetto. E spesso era la seconda a vincere.

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