
Andy Warhol: Il mito di Elvis e la vitalità del tempo a Napoli
Le Gallerie d’Italia di Napoli aprono le porte a una straordinaria selezione di opere di Andy Warhol, provenienti dalla prestigiosa Collezione Luigi e Peppino Agrati. Questa raccolta enciclopedica di arte contemporanea, formata tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, è entrata a far parte del patrimonio storico-artistico valorizzato e tutelato da Intesa Sanpaolo grazie al generoso lascito del Cavalier Luigi Agrati. L’esposizione, parte del progetto Vitalità del Tempo curato da Luca Massimo Barbero, invita il pubblico a riscoprire con uno sguardo inedito le opere delle Collezioni Intesa Sanpaolo, attraverso un viaggio che unisce innovazione artistica e memoria culturale. Per la città, si tratta di un’occasione eccezionale per ammirare capolavori iconici di Warhol che dialogano con il contesto culturale napoletano.
Il mito di Elvis: l’origine di una leggenda
Tra le opere protagoniste spicca il celebre Triple Elvis, una tela iconica che ha segnato un momento cruciale nella carriera di Warhol e nella storia dell’arte contemporanea. La sua prima apparizione risale al settembre 1963, alla Ferus Gallery di Los Angeles, durante la mostra Andy Warhol: Elvis Paintings. L’esposizione, interamente dedicata a Elvis Presley, celebrava il Re del Rock’n’Roll con una serie di 22 opere, in cui il suo volto – tratto da un fotogramma pubblicitario del film Flaming Star (1960) – veniva ingigantito e ripetuto su sfondi argentati.
La scelta del fondo argento rappresenta un momento sperimentale unico per Warhol. L’artista, in quel periodo, stava utilizzando questo colore atemporale per creare opere sospese tra il reale e il futuristico, come il Triple Elvis, ma anche per decorare la sua celebre Factory, che trasformò in un mondo argentato fluttuante con cuscini gonfiabili. L’argento, privo di riferimenti naturali, eleva i suoi soggetti a un’aura di eternità, rendendoli icone senza tempo.
Il Triple Elvis ha una storia espositiva di grande rilevanza: dopo essere stato parte della storica mostra alla Ferus Gallery, entrò nella Collezione di Leo Castelli, uno dei più importanti galleristi americani del Secondo Dopoguerra, e fu successivamente acquistato da Peppino Agrati nel 1971. L’opera ha rappresentato l’emblema della serie di Elvis nelle maggiori esposizioni, tra cui quelle alla Tate Gallery di Londra (1971) e al Whitney Museum di New York (1984).
Le altre opere in mostra
L’esposizione si apre con la serie Electric Chairs, dove la sedia elettrica, simbolo della giustizia e della mortalità americana, diventa un’icona politica e una riflessione universale sulla vita e sulla morte. Warhol, attraverso la riproduzione seriale e l’uso provocatorio del colore, svilisce e al contempo esalta il simbolo, svuotandolo del suo significato originario e trasformandolo in un’immagine immortale.
Proseguendo, troviamo le due serie più celebri dell’artista dedicate alle grandi personalità: Mao (1972), ispirata al viaggio storico di Nixon in Cina, e Marilyn, che insieme a Elvis consacra il firmamento dei miti hollywoodiani nell’opera di Warhol. L’artista, attraverso la serialità e la riproducibilità, toglie unicità ai suoi soggetti ma li rende immortali, anticipando la loro trasformazione in icone senza tempo.
Warhol è presente anche attraverso una piccola ma intensa opera fotografica di Duane Michals, in cui l’artista “appare e scompare” in un delicato gioco visivo che riflette le sue contraddizioni e il suo desiderio di essere, al tempo stesso, uomo e mito.
La mostra si conclude con due Vesuvius provenienti dalla Collezione Intesa Sanpaolo, testimonianza del legame di Warhol con Napoli e con l’Italia. Queste opere, che riproducono il vulcano in diverse ore della giornata, evocano il lavoro di Monet ma trasportano il soggetto in un universo pop, grazie a una visione vibrante e cromaticamente esplosiva.
Andy Warhol, il pittore di corte della società moderna
Attraverso questa esposizione, le Gallerie d’Italia celebrano Warhol come il “pittore di corte” della società consumistica del suo tempo. Hollywood, il consumismo, la politica americana e le sue contraddizioni emergono nei suoi lavori con forza, trasformando oggetti e personalità in simboli eterni.
La serialità e la riproducibilità, per Warhol, non svuotano i suoi soggetti di significato, ma li rendono immortali, riempiendoli di nuovi colori e di una luce destinata a durare per sempre. Un viaggio nell’arte di un uomo che ha fatto del mito e della provocazione i suoi strumenti per raccontare il mondo.
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