Dentro la Stanza di Romina Carrisi
Cosa accade dentro una stanza? Romina Carrisi Power ce lo racconta attraverso le immagini di cui è autrice, in una mostra fotografica che ha intitolato proprio STANZA e dove ogni scatto rappresenta un viaggio che mostra la continuità di pensiero e sentimento, con una sorta di filo conduttore tra il dentro e il fuori, per la memoria e con la memoria. Sono intense e suggestive le immagini rigorosamente in bianco e nero che Romina ha realizzato accompagnandole da testi scritti di suo pugno e che vanno a sostenere gli scatti, creando così un percorso di poesia fotografica che mette in evidenza la ricerca del proprio spazio e vissuto interiore che si trasmette anche allo spazio e al vissuto circostante.
Dopo aver esposto a Capri, in Puglia e a Los Angeles, Romina ha scelto Milano per questa sua quarta mostra dove l’allestimento minimal mette in risalto le opere di questa giovane artista che dietro l’obiettivo diventa fotografa e davanti modella, autoritraendosi in alcune delle fotografie dal grande impatto emotivo.
Romina, che porta lo stesso nome della mamma e assomiglia tanto a papà Al Bano, qui dimostra di avere importanti doti artistiche che nulla hanno a che vedere con quelle canore dei celebri genitori e che proprio per questo si connotano di una forza tutta loro, tipica dell’impeto del talento artistico dove la potenza espressiva diventa una necessità.
Romina, ci racconta il concept di questa mostra?
Il concept parte tutto dal titolo che ho voluto dare alla mostra, la mia STANZA rappresenta un punto di partenza per un viaggio introspettivo che può succedere dentro la stanza di un carcere o di un analista, ma che è innanzi tutto un percorso creativo. Io inizio sempre da una stanza: ogni volta che scrivo, ogni volta che faccio qualcosa di artistico o che studio un copione, i quattro muri della stanza non mi confinano, ma mi circondano e mi accolgono. Da qui è nata la necessità di tradurre tutto questo in fotografia.
Perchè la scelta del bianco e nero?
Perché per esprimere questo concetto volevo l’assoluta chiarezza e la purezza che solo l’assenza del colore poteva aiutarmi a esprimere.
Che tipo di scelta stilistica ha apportato?
Quella dell’espressione massima dell’essenzialità. Ho voluto che anche l’allestimento fosse minimal e per questo motivo ho scelto di non esporre le immagini dentro una cornice, per evitare che il vetro creasse riflessi che avrebbero snaturato il senso delle fotografie, creando così una distanza tra l’opera e chi la guarda. Quindi ho deciso di presentare ogni fotografia semplicemente su un sostegno di compensato.
Accanto alle immagini ci sono dei bellissimi testi…
Sì, li ho scritti io, vergandoli a mano su fogli di carta stropicciata perché quei testi rappresentano dei pezzi di vita, esattamente come le mie fotografie.
Da dove nasce il suo amore per la fotografia?
Ho iniziato a scattare a scuola: avevo sedici anni e sviluppavo nella camera oscura. Da lì è nata la mia esigenza di catturare momenti di vita che non sarebbero più tornati, poter riprendere quel treno che si è perso o rivedere quella persona che non si può più rivedere.
C’è un artista in particolare a cui si ispira?
Ammiro molto le opere di Francesca Woodman, che mi è stata di grande ispirazione, soprattutto per questa mostra.
Image credits: Daniela Basilico
STANZA
di Romina Carrisi Power
a cura di Silvia Agliotti
dal 4 al 24 maggio
Galleria gli eroici Furori
Via Melzo, 30 Milano
Ingresso gratuito
www.furori.it
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