Il mondo di Escher, sospeso tra l’arte grafica e la psicoanalisi
ESCHER – VIAGGIO NELL’INFINITO
di Robin Lutz
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Chi non conosce i disegni di Escher? Anche chi ignora l’identità dell’artista ha di sicuro visto le sue scale trompe l’oeil, gli animali che si replicano all’infinito e gli uccelli in volo. Le scale che si rincorrono e sembrano non andare da nessuna parte, le illusioni ottiche e tutta quell’arte gioco. A metà fra grafica e psicanalisi di quadri diventati poster popolari che spiazzano chi li guarda mettendo in dubbio le nostre percezioni.
Olandese, matematico, vissuto a lungo in Italia, uomo di passioni e di qualche stravaganza, spirito libero, Maurits Cornelis Escher viene raccontato in un bel documentario, a più di 40 anni dalla sua morte, attraverso i suoi stessi occhi e le sue parole. Ne seguiamo, guidati da una lunga intervista al figlio che gli assomiglia tanto, la vita, i viaggi, gli amori e poi la malattia della moglie, la famiglia e soprattutto in primo piano l’appassionata ricerca artistica che era anche sperimentazione.
Negli Anni 60 e 70 arriva il grande successo e Escher diventa un artista di moda, al punto che Mick Jagger gli scrive, dandogli del tu, con un tono confidenziale, chiedendogli un disegno per un album degli Stones. Secca la risposta di Escher che rifiuta, dandogli rigorosamente del lei e chiamandolo Mister Jagger. Peccato, il loro rapporto avrebbe potuto essere esplosivo.
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