RIFLESSI DI CINEMA

Sorridere in una notte a Parigi

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Un film che ha il ritmo vivace delle migliori commedie brillanti francesi, dove si ride molto con piacere, si sorride spesso e si ride amaro in altri momenti

Parigi, tutto in una notte

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regia di  Catherine Corsini
con Valeria Bruni Tedeschi, Marina Foïs, Pio Marmaï, Aissatou Diallo Sagna

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Tutto in una notte e tutto d’un fiato: è un film all’ultimo respiro che non concede un attimo di tregua, raccontando la concitata notte Parigina, emblema di una nazione che fatica a tenere le fila di una società sempre più disgregata, dove i conflitti sono difficili, quasi impossibili da comporre. L’inizio è da commedia moderna brillante, con Valeria Bruni Tedeschi, ancora simpaticamente nei panni di una nevrotica svaporata, in grave crisi sentimentale con la sua compagna. Inseguendola dopo l’ennesima lite e l’ennesima notte in bianco, cade, si rompe un braccio e finisce al pronto soccorso, dove si intrecciano cento storie, cento personaggi, cento conflitti. E’ infatti in corso una delle tante manifestazioni dei gilet gialli che con le loro proteste dividono le coscienza e gettano la Francia nel caos. Ed esasperano come non mai le posizioni di tutti gli schieramenti, sempre più arduo classificare come di destra o di sinistra, tout simplement. Perché le ragioni degli uni cozzano contro le insofferenze o i privilegi degli altri e le giustificazioni appaiono spesso confuse. Ci sono i proletari arrabbiati, i borghesi illuminati (quelli che i francesi definiscono la gauche caviar, la sinistra caviale) e c’è chi cerca semplicemente di fare il proprio lavoro al meglio.

© Carole Bethuel

Ma non pensate di trovarvi di fronte a un noioso film politico in senso stretto e neppure a una lezione petulante: Parigi tutto in una notte ha il ritmo vivace delle migliori commedie brillanti e non lo perde neppure per un secondo. I vari personaggi che per diversi motivi si ritrovano a passare la notte assieme al pronto soccorso, se non si fossero verificate una serie di coincidenze, forse non si sarebbero mai incontrati e sarebbe stato un peccato perché è dal confronto, anche quello più complicato, che si raggiungono i migliori risultati.

© Carole Bethuel

Valeria Bruni Tedeschi, molto capricciosa, costringe la compagna a raggiungerla, litiga con il camionista gilet giallo cercando di spiegargli la situazione sociale a modo suo. Un’infermiera di origine africana fa del suo meglio per dare retta a tutti, ma il personale manca, l’emergenza mette in ginocchio la sanità pubblica già provata da mille tagli ed è impossibile fare fronte a tutto. Tutti hanno le loro ragioni e anche quando sembra che la comprensione sia impossibile, ecco arrivare un déclic che rimescola le carte e apre uno spiraglio.

© Carole Bethuel

A volte basta avere la pazienza di ascoltare le ragioni dell’altro, anche quando lo troviamo insopportabile, per riuscire a capirlo, magari non siamo d’accordo su tutto, ma di sicuro non lo consideriamo più un nemico.
Si ride molto con piacere, si sorride spesso, si ride amaro in altri momenti, ma si ride quasi sempre, nonostante la drammaticità della situazione. E si invidia la capacità del cinema francese di riuscire a spolverare di leggerezza anche i racconti più spinosi.

© Carole Bethuel

Tutti bravissimi, giusti, in parte, alle prese con dialoghi molto ben scritti e verosimili. Un’abilità che manca totalmente al cinema italiano che quando affronta le tensioni sociali sfocia quasi sempre nella farsa e nel ridicolo. Dovremmo davvero prendere lezioni dai cugini d’oltralpe e da film come questo che in Francia ha già ricevuto molti premi.

 

 

 

 

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