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L’ALCHEMICO PITTORE un racconto di Gianluca Santoni

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In paese per molti anni si è continuato a parlare del pittore alchimista e dei suoi mirabolanti dipinti. Era un uomo di poche parole, camminava con una andatura dondolante e la testa bassa, ma non per questo era un tipo cupo. I più dicevano che quando si aveva la fortuna di osservarlo, il suo volto fosse sereno e pacato e che agganciando il suo sguardo, i suoi occhi rapivano per profondità da lasciare qualche istante assorbiti.
Il suo studio era ricavato in una torre che faceva parte della cinta muraria della città, di cui ne rimanevano pochi resti. Preparava i colori non solo attingendo alla perizia pittorica, ma usando anche la sua grande sapienza alchemica.

Nessuno dei pochi eletti che aveva avuto accesso alla visione delle sue fatiche aveva definito quadri o dipinti i suoi manufatti. Mai aveva venduto un quadro e nessuna galleria aveva mai esposto i suoi lavori. Era noto che per accedere alla visione dei segreti dipinti fosse essenziale possedere le doti innate nei fanciulli: la mente schiusa alla meraviglia e l’attitudine ad abbandonare libera l’anima. Le descrizioni narravano non di cornici e quadri, ma di porte emozionali verso nuove dimensioni. Posare lo sguardo su quelle vedute, innescava e scatenava un vortice di energia che sollevava e traeva all’interno, facendoci divenire attori della scena. Si poteva essere capitani di velieri in mari burrascosi, esploratori di nuove e misteriose terre, o interpreti di viaggi onirici dove sentirsi liberi da ogni legame terreno. Tutti le testimonianze narravano la sensazione di una grande leggerezza di spirito e della gioia di essere protagonisti della propria esistenza. Diversi tornavano da quella traversata avendo acquisito nuove conoscenze e nuove lingue.

alchemico-pittore

Photo © by Gianluca Santoni

Tutti avevano notato un imponente cavalletto che sosteneva un grande quadro coperto da una tela che ne celava il contenuto. Si era a conoscenza che l’enigmatico artista lo avesse dipinto bendato. Da molti giorni non si aveva più notizia dell’alchemico pittore e quando fu deciso di forzare il portone ed entrare, tutti furono colpiti dalla totale assenza di tutti i dipinti. Solo la grande e sconosciuta tela campeggiava nel centro dell’ampia sala oramai vuota. Il contenuto era svelato, si poteva ammirare un’infinita scalinata che si dissolveva nel blu del cielo e di fronte all’imponente cavalletto che la sorreggeva rimaneva una piccola scala. All’ultimo gradino vi era deposta la benda usata dal pittore. A tutti fu chiaro il suo destino.
Molto tempo è passato ma se in quel paese qualcuno risponderà al vostro saluto in una incomprensibile lingua potrete dire di aver incontrato un viaggiatore dell’anima.
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