
Da questa vita in quarantena usciremo tutte un po’ migliori
Boh, ormai non mi ricordo più a che settimana siamo di quarantena. Come il conte di Montecristo, come un Robinson Crusoe … ho perso il conto! Le mie giornate si sono assestate su attività meno frenetiche, ho accettato anche psicologicamente questo isolamento dal mondo fisico e sto sperimentando quello metafisico, facendomi delle pippe incredibili! E quando non mi metto a pensare ad astruse congetture del maligno contro la mia e quella di tutti, povera vita, mi butto sulla brutale dietrologia al telefono, dove sciorino i miei pensieri altissimi ad altrettanti umanoidi all’ultimo stadio di pensiero, che sorprendentemente mi danno pure ragione, o quasi, ma solo per spirito di contraddizione! Con sobrietà non sto abusando di telefonate, conference call come all’inizio quando mi era presa la smania di sentire tutti poiché vicini alla fine del mondo, adesso rassicurata dai dati Istat sul contagio in decrescita e comunico solo con quelli che assentono.
Vivo un periodo di sospensione. La stessa che vedo fuori dal mio balcone. La città si è fermata, o quasi. Per un momento mi ero illusa di potere intercalare questa inattività con passeggiatine e spese varie ma Peppe, il nostro presidente del Consiglio, ci ha chiesto di stare a casa e non uscire più se non per cose davvero, davvero necessarie. Peppe, amore mio, l’ho fatto per tutti noi, ma in fondo soprattutto per te. Per quel tuo lieve accento pugliese che mi ricorda le mie estati dai nonni. Per quel tuo fare autorevole e dolce, quell’ottimismo che comunque traspare dalle tue parole. Mi affascini Peppe! E la triste verità è che tu non sai nemmeno che esisto! Mi sono innamorata di Conte, ragazze, che vi devo dire, ogni giorno che passa sempre di più! Lo guardo nei suo brevi video e quella voce vellutata rassicurante e paterna mi culla e mi spinge a sopportare, anche la solitudine, il mio incubo peggiore. Ho ascoltato ogni tua frase Peppe, e tra queste non c’era nulla sui balconi. Allora ho pensato che un po’ mi conosci e per non farmi soffrire troppo questa lieve libertà me l’hai lasciata! E’ consolatorio sapere che siamo così allineati, Peppe! Forse è perché siamo dello stesso segno! O forse perché anche se non mi conosci, inconsciamente, un po’ mi ami anche tu…
Nel momento in cui per consolarmi mi dicevo questo e mi accingevo ad andare all’autorizzato balcone, è venuto un meteo che manco i giorni della Merla! Poi volevo uscire per la ‘spesa necessaria’ ma le code si sono allungate all’inverosimile. Volevo fare la passeggiata anti stress ma non si può più e non ho l’autocertificazione per motivi validi… mi è restato il balcone appunto! Il balcone, la mia nuova dependance, il mio rifugio un metro per un metro. Ma anche sul balcone non sono al sicuro!
“Eh, ehe, eh…Bisogna stare a casa, però!” Mi ha redarguito giusto ieri un mio conoscente dal selciato con la borsa della spesa…vuota.
“Ma io sono a casa!”
“No, devi stare dentro casa…”
“Scusa e tu? Sei in giro!”
“E ma io faccio la spesa! Eh!”
“E già, pure io la facevo la settimana scorsa la spesa! Pure venti volte al giorno, pur di uscire, ma adesso no! Io faccio quello che dice Peppe, e non sgarro. Io la spesa la faccio on line e quando arriva arriva” glielo grido mentre quello si è già allontanato senza ascoltarmi più, gongolando di averla avuta vinta, di avermi lasciato lì a sbraitare come una scema dal mio balconcino. Screzi tra gente in quarantena!
Sono rientrata borbottando in casa molto alterata da questa ramanzina detta proprio dal fratello con la trave nel occhio. Mi ero pure un po’ offesa e pure infastidita, pensando che se nemmeno potevo stare al balcone, allora diventava davvero dura la faccenda. In verità molto più ferita nell’orgoglio, perché non ero riuscita a far valere le mie ragioni e nemmeno a sottolineare decentemente la contraddizione evidente del mio conoscente uomo da marciapiede. Già ieri avrei dovuto capire che sto perdendo mordente se non altro nella retorica. La mediocrità mi sta invadendo, la contraddittorietà, la mancanza di pensieri vividi e vivaci. Non dico di essere un genio, anzi ne sono molto distante, ma almeno un pochino intelligente, una che si pone domande. Ricordandomi di Peppe mi sono rimessa al balcone a guardare il mondo dal mio primo piano, un mondo che si sta popolando di gente strana e forse ormai lo sono anche io! O forse sono gli stessi di prima, particolarmente abbrutiti dall’isolamento, come me? Gente incarognita, sgradevole, nervosa, provocatoria, sgarbata, e molti fuori di testa, in effetti …
Io me ne sto fuori sul balcone, intirizzita dal freddo, sfido il meteo pur di non stare tappata in casa, trasformata in una vicina spiona e vedo proprio quelli che non dovrei vedere!!!!! Un sacco di anziani, dappertutto!!!!
Ma non erano la fascia di popolazione più a rischio? Non rispettano nemmeno la distanza di sicurezza!!!! Io vigilo su quanto ha detto il mio Peppe, come una piccola vedetta lombarda, è d’uopo dirlo, io vedo, io registro, io scorgo chi trasgredisce dal mio balconcino a pochi metri dal marciapiede. E denuncio! Dico, stiamo facendo tutti questi sforzi per non aumentare il contagio e proteggere proprio le fasce deboli, voi, e che fate? Uscite in continuazione e manco vi proteggete?!!! Ma che vi ha preso a voi anziani, dico io! Non ci tenete alla vita? Non avete voglia di premiare almeno questo nostro giovanile sacrificio, dando il buon esempio? Mi coglie una rabbia incontrollata e mi sorprendo a dire, proprio come la meschina vicina dietro alla porta: “Ma state a casa! Andate a casa santo cielo” e mi nascondo nel vuoto della mia di casa, risucchiata da un buio codardo. Non ci credo! Non posso crederci! Io, proprio io, ho detto questa cosa, come una comunissima meschina qualunque donna della strada… ormai del balcone! E mi sono pure nascosta dentro casa per non farmi vedere!!! Nemmeno fiera del mio gestok, opinabile nei modi ma se non altro dal contenuto civile. La discesa negli inferi della mediocrità si sta palesando, ogni settimana perdo un pezzo di me, un pezzo di quello che ho sempre pensato di essere, sbagliando evidentemente. Se un tempo mi definivo evoluta, questa barbara condizione di clausura sta facendo emergere i miei più oscuri lati nascosti. Sto forse diventando una “qualunque”?!!!!
Presa dal panico corro in cucina e prendo una doppia dose di Iperico, ma tra un po’ dovrò andare sul pesante, credo. Forse la dura prova di questa pandemia è proprio il confronto con la nostra vera natura, quella nascosta in fondo alla nostra anima. Il nemico da battere, quello epidemico è il nostro egoismo, la nostra brutalità e la mancanza di rispetto prima di tutti verso noi stessi. Il problema non è quello che sta accadendo fuori dal mio balconcino, ma nel buio della mia casa vuota. Il buio oltre il balconcino! Da domani, o già da oggi, devo ricominciare la mia risalita, imparare questa importante lezione. Vincere la mia personale battaglia contro la meschinità. La mia!
LIBRO CONSIGLIATO
Il Profeta
di Kahlil Gibran
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