Giusy Versace: divento attrice per raccontarvi la mia storia
Raccontare se stessa attraverso la recitazione e la danza, per aiutare gli altri. Perché con la testa e con il cuore si può davvero arrivare dappertutto. Lo sa bene Giusy Versace che il 14 giugno sarà al teatro Manzoni di Milano con lo spettacolo Con la testa e con il cuore si va ovunque, per la regia di Edoardo Sylos Labini. Un racconto coinvolgente, emozionante, spontaneo e ironico di una donna forte che ha saputo trasformare un evento tragico in energia e positività, ma soprattutto una testimonianza di gioia e fede e un invito costante a non arrendersi mai davanti agli ostacoli. In questo viaggio la campionessa paralimpica ha accanto il ballerino Raimondo Todaro “che a Ballando con le Stelle mi ha fatto perdere i pezzi (le gambe, ndr), ma mi ha anche fatto vincere”, se la ride la sportiva, e il cantante pop Daniele Stefani, che “mi conosce da quando ero tutta intera” e che attraverso le musiche esprime tutti i colori della vita dell’amica. Il ricavato della serata sarà devoluto a Disabili No Limits Onlus, l’associazione creata dalla stessa Versace per aiutare i disabili nello sport.
Giusy, una nuova sfida ti attende, Con la testa e con il cuore…
Sì, è un bell’impegno, una bella sfida e io sono felice di affrontarla, perché ho sempre bisogno di cose che mi stimolino e mi motivino. A questa cosa tengo molto e voglio farla al meglio. Ma tocca anche al pubblico aiutarci nel nostro progetto. A questa serata ne seguiranno infatti altre e spero che si facciano avanti anche altri sponsor, che ci permettano di devolvere l’intero incasso a una buona causa. Noi tutti abbiamo sacrificato i nostri compensi, ora aiutateci voi…
Che emozioni stai provando per questa nuova avventura teatrale?
Fortissime, davvero fortissime. A volte molto, molto dolorose. Riprendere in mano il mio libro da cui è tratto lo spettacolo e portare tutto sul palco è stata dura, ma mi ha permesso di buttare giù altri muri: da anni racconto la mia storia, faccio interviste, ma ho anche sempre messo dei filtri. Edoardo Sylos Labini mi ha costretto a rileggere il libro – cosa che non avevo più fatto – ed è stata davvero dura. Ma terapeutica. Mi vedrete piangere con grande sincerità. Ma anche ridere, ve lo prometto.
Accanto a te hai un vecchio amico, Raimondo Todaro…
Raimondo mi ha insegnato a raccontarmi attraverso il ballo, è un grande amico.
Sylos Labini che regista è?
Un regista straordinario, un uomo incredibile, bravissimo a leggere me, che sono una altalena di emozioni. Ma è anche tremendo! Mi ha sottoposta a prove durissime… Mi sembrava di preparare una nuova Olimpiade. Sono sempre stata molto severa con me stessa, una perfezionista. E lui, che è anche più perfezionista di me, ha tirato fuori tantissimo di me, spesso dimenticandosi che io non sono una attrice e non sono nemmeno tutta intera…
Ma tu non ti tiri mai indietro davanti alle difficoltà…
Costanza, sacrificio e abnegazione portano sempre a risultati sicuri.
C’è un motivo per cui hai scelto di fare questo spettacolo?
Voglio arrivare alla gente come un pugno nello stomaco per fare in modo che poi si porti a casa un cuore colmo di amore e fiducia; voglio fare un regalo agli altri, invitandoli a guardare sempre l’arcobaleno della vita.
A proposito di vita, la tua…
La mia vita è divisa a metà, c’è un prima e un dopo. Il confine è un guard-rail che si strappa le mie gambette dal ginocchio in giù, il 22 agosto 2005. Avevo 28 anni… Sapevo chi ero ed ero abituata a contare soprattutto sulle mie forze: questo mi faceva sentire al sicuro, imbattibile. In un secondo è sparito tutto. Di fronte a me un confine. E una scelta: attraversarlo oppure no, provare a guardare oltre o rimanere attaccata a un passato che non esisteva più.
E hai guardato avanti…
Sì, ho guardato oltre. E credo proprio di aver fatto la scelta giusta.
Sei da poco entrata nel favoloso mondo degli “anta”. Un bilancio?
Il bilancio è che nonostante gli “anta” tengo ancora testa alle ventenni e ho ancora un addominale degno di essere chiamato tale. Più di così… Scherzi a parte, sono felice di festeggiare la vita ogni anno: così come viene, è sempre un regalo.
Hai detto che “ieri è il passato, domani è il mistero, oggi il dono”. E la Giusy di queste tre dimensioni temporali?
La Giusy di ieri lanciatissima, una donna in carriera;
Quella di oggi?
Più forte e consapevole.
Quella di domani?
E chi può dirlo! A stento mi programmo la giornata…
Se avessi la possibilità di tornare indietro nella tua vita, dove torneresti?
Non tornerei indietro, ma se lo dovessi fare, nonostante sia stato un periodo brutto, tornerei al periodo dell’ospedale. Perché mi sono resa conto proprio lì, durante le notti insonni, i dolori, le flebo attaccate, che la mia stanza era un via vai di gente, di sorrisi; ho scoperto di avere una famiglia numerosa, fatta di amici, parenti, e per la prima volta non ho visto mio padre e mia madre litigare. Stavano nella stessa stanza, nonostante siano divorziati da anni, con serenità, nonostante la preoccupazione. È stato un momento di riavvicinamento e lì ho capito che ero fortunata perché avevo una grande famiglia vicina. E sapevo che una volta uscita da quell’ospedale, benché non sapessi che cosa fosse una protesi, qualcosa di buono l’avrei fatta. Quello è un momento che ricordo male, perché il dolore non si riesce a raccontare, ma anche bene perché mi sono riempita il cuore in quei mesi, ho capito che avevo veramente le persone giuste accanto, con tutte le loro sfaccettature.
Atleta, scrittrice, conduttrice e ora attrice. Novità in vista dal punto di vista lavorativo? Sylos Labini dice che sei una brava attrice…
Ma va! Edoardo Sylos Labini mi tratta come una vera attrice, ma secondo me lo fa per stimolarmi, e non so se ci creda davvero. Comunque sia, è una cosa cui non ho mai pensato, come del resto non avevo mai pensato di fare una Olimpiade, la conduttrice, la ballerina. Ho fatto talmente tante cose di cui io stessa, se mi guardo indietro, mi meraviglio, quindi boh, magari è come dice lui, che ho una dote innata e non sapevo di averla… Il 14 sera, a fine spettacolo, me lo direte voi…
Sei vulcanica, esuberante, sempre allegra e sorridente. Ma tu hai delle paure?
E sì, ne ho eccome. Emergono dal libro e dallo spettacolo. Che poi forse la parola “paura” non è nemmeno quella giusta per descrivere quello che provo. Comunque sia, le mie preoccupazioni sono quelle di perdere la forza, di perdere la fede. Quindi cerco di fare sempre cose che mi carichino e alimentino. Quando sento che sta arrivando la paura di non farcela, trovo sempre il modo di ricaricarmi… Che poi mi stanca moltissimo. Il mio modo di essere adrenalinico mi è permesso perché ho un santo che mi sta dietro, un fratello che mi sopporta, persone meravigliose che mi stanno accanto. Ma credetemi, a volte è dura starmi dietro. A volte faccio fatica pure io a starmi dietro da sola, perché mi invento sempre mille robe. Ma questo è il mio modo di mettere benzina nel serbatoio. Se sto ferma, muoio. Insomma, non vado mai sotto il 30% di batteria.
Sei sempre proiettata verso gli altri, con grande cuore e altruismo. E con l’ambiente come ti rapporti? Sei green?
Decisamente si. Sono una fissata, ho molto rispetto per l’ambiente e per la natura. Questo me lo ha insegnato mio padre ed è un insegnamento che faccio mio ogni giorno. Ricordo che da piccola, quando vivevo a Reggio Calabria, un giorno buttai per terra una carta. Ricevetti uno schiaffo. Da quel momento non lo feci più. Anzi, ero una delle poche bimbe della scuola che si teneva le carte di chewingum in tasca quando le mie amiche le buttavano per strada. Mia madre, che è una fumatrice accanita, gira sempre con il posacenerino in borsa. Sono molto scrupolosa con la raccolta differenziata, sono molto attenta.
Image credits: Silvia Tironi
Info: Teatro Manzoni
tel. 02.7636901.
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