Sappiamo davvero distinguere il bene dal male e scegliere poi il bene?
Il male non esiste
un film di MOHAMMAD RASOULOF
con Darya Moghbeli, Mohammad Valizadegan, Ehsan Mirhosseini, Shaghayegh Shoorian Salar Khamseh, Alireza Zareparast, Baran Rasoulof, Mahtab Servati, Kaveh Ahangar, Shahi Jila. _____________________________________________________________
Sappiamo davvero distinguere il bene dal male e scegliere poi il bene? Chi invece propende per il male, lo fa liberamente, in modo inconsapevole oppure perché costretto dalle circostanze? Banale ribadirlo, ma la realtà è molto più sfaccettata di chi la pretende solo bianca o nera. Anche a questo ha pensato il regista iraniano di questo film che ha vinto l’Orso d’oro alla Berlinale 70. Fra l’altro, obbligato dal regime a restare nei confini dell’Iran, è riuscito a raccontare una storia radicata nel suo Paese, lanciando però un grido di libertà e sottolineando un mondo ricco di contraddizioni e diversità. Chissà se Il male non esiste potrà circolare senza censure in Iran.
Che cos’è il male, dunque? E’ questo l’interrogativo di fondo di un film coinvolgente che non cerca risposte ma semina dubbi. Un film capace di portare avanti i suoi interrogativi senza fare ricorso a simbolismi e neppure senza aspirare a un cinema biblico come il Decalogo di Krzysztof Kieślowski. L’approccio è umile: il regista si limita a raccontare, e molto bene, da grande autore, quattro storie, lasciando allo spettatore il compito di trarne le conclusioni. Il tema centrale è quello della pena di morte, ancora in vigore in Iran, come pratica costante e consolidata. Uccidere è normale e giusto, se è lo Stato che lo decide, il cittadino o il soldato devono solo adeguarsi. Ma è davvero così semplice?
Vediamo nei quattro episodi, quattro protagonisti, ciascuno con il suo fardello più o meno consapevole, ciascuno fornito di una dose di coraggio differente:
Heshmat è un buon padre e un buon marito, attento ai bisogni della famiglia, così disponibile da essere quasi schiavizzato dalla moglie che non perde occasione per maltrattarlo. Ogni mattina si alza presto per andare al lavoro. Quale lavoro? Pouya, militare di leva, non se la sente di ubbidire a un ordine che contrasta con la sua coscienza, ma se non lo farà sarà incriminato per insubordinazione. Quanto è disposto a mettere in gioco per non tradire i suoi principi? Javad è un giovane soldato che a caro prezzo è riuscito a ottenere una licenza: vuole raggiungere la fidanzata in mezzo alle montagne per chiederla in sposa. Ma qualcosa di insospettabile, quasi una beffa del destino, si frapporrà fra di loro. Infine Bahram è un medico che esercita in una località sperduta e che per la prima volta incontrerà la nipote, che vive in Germania. Quali sono i loro veri rapporti? Qual è il segreto che ha condizionato la vita di tutti e due? Riusciranno a parlarsi e a capirsi?
Gli uomini e le donne sono fragili, le scelte che compiamo ogni giorno a volte sono casuali, a volte ci pentiamo ma spesso è impossibile tornare indietro. Guardando i quattro episodi del film, viene spontaneo chiederci come ci saremmo comportati noi al loro posto e la risposta è fitta di distinguo. Difficile condannare, difficile assolvere, non facile capire, ma questa è la sfida a cui non dobbiamo sottrarci.
La qualità del film sta proprio nel tentativo, riuscito, di avere rappresentato un mondo e coscienze composite, con un racconto profondo, articolato e mai ricattatorio, tante domande, poche risposte. La narrazione è limpida, i dialoghi luminosi, le relazioni appassionanti e tutto è molto umano. Oggi più che mai, in questi giorni di guerra insensata.
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