
L’impresa eroica della lunga vita di coppia
LACCI
un film di Daniele Luchetti
con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi
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Le coppie (fortunate?) che passano assieme trent’anni sanno perfettamente quello che si avvicenda in tutto quel tempo. E chissà se a contare sono di più i momenti belli o quelli aspri, gli sbagli o le intuizioni felici, le fughe o le riconciliazioni. Forse a essere importante è più che altro tutta quella grande porzione di vita condivisa, perché i dettagli si sfumano e i momenti belli e quelli brutti alla fine si confondono. Domenico Starnone nel suo fortunato romanzo (stesso titolo del film) uscito nel 2014 e edito da Einaudi seziona con la precisione ma anche la crudeltà di un chirurgo un rapporto di coppia, in cui si alternano amori e disamori. Sullo schermo Daniele Luchetti scombinando il romanzo, rimontandolo, ma restandogli molto fedele nell’essenza, ci racconta la crisi di una coppia, nei primi anni ’80, a Napoli. Aldo, giornalista culturale alla Rai di Roma, e Vanda, soprattutto mamma, dopo dodici anni di matrimonio, entrano in crisi quando il marito si innamora di Lidia, una sua giovane collega e dopo qualche tentennamento va a vivere con lei, lasciando alla moglie il peso della cura dei figli. Capita no che gli uomini perdano la testa e neppure si rendano conto del dolore che stanno procurando?
Trent’anni dopo, però, ritroviamo Aldo e Vanda ancora sposati, ma gravati da tutta la pesantezza di quella infedeltà e anche dalla loro storia, in un ribaltamento del rapporto di forza: Vanda è adesso al comando, tratta il marito con sufficienza e non ha dimenticato nulla di quello che è stato, più che cicatrici ha ancora ferite. L’aspetto peggiore è che tutte le fatiche della separazione e della riconciliazione sono state ereditate dai due figli e hanno condizionato le loro vite, anche se i genitori non ne sono consapevoli.
Questa la trama che dice però ben poco, perché il cuore del film sta nei dettagli, nei piccoli gesti mai dimenticati, nelle trascuratezze, nelle parole sbagliate al momento sbagliato, perché sono le piccole cose a sedimentarsi e ad accompagnare i protagonisti nelle strade di un freddo inferno quotidiano. Un dramma teatrale, anzi una tragedia da cui sembra impossibile salvarsi se non con una catarsi violenta che lascia sul terreno non morti ma di sicuro qualche ferito.
Non tutto è spiegato e non tutto è chiaro del film, ad esempio nella seconda parte è Laura Morante a interpretare Alba Rohrwacher invecchiata e ci si stupisce di scoprirla molto più somigliante alla giovane amante come se per “tenersi” il coniuge avesse dovuto in qualche modo cambiare se stessa.
I dialoghi, distillato dell’analisi approfondita del romanzo, sono tutti belli, intensi, tutti ad altissimo grado di identificazione perché chi ha vissuto una relazione lunga prima o poi si è trovato intrappolato nelle stesse incomprensioni, negli stessi gesti fatti a fin di bene e invece rivelatisi pessimi, annaspando così in una concatenazione di sbagli da cui poi è impossibile salvarsi. Eppure la vita è questa e alternative, se ci sono, toccano solo a pochi, pochissimi eletti. Perché vivere a lungo in coppia è decisamente un’impresa eroica.
Daniele Luchetti denuda senza pietà le anime, racconta meschinerie e poi aspirazioni alla lealtà quando l’infedeltà la rende improponibile. Difficile perdonare o dimenticare, chi ha rancori poi prova al tempo stesso anche vergogna, perché i sentimenti sono contraddittori e tutti si sentono in colpa e nessuno, né lui né lei, né il fedifrago né la tradita hanno la lucidità per trovare la strada migliore. Ci si fa male, ma quando un rapporto è profondo la sofferenza è inevitabile. Nessuno si salva da solo, ma quando si è in due, sembra dire Starnone, in realtà è facilissimo affondare.
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