Di padre in figlio: Pietro Castellitto fa centro con la sua opera prima
I PREDATORI
Regia e sceneggiatura di Pietro Castellitto
con Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Giulia Petrini, Liliana Fiorelli, Claudio Camilli, Orsetta De Rossi, Rosalina Neri, Renato Marchetti, Maria Castellitto, Nando Paone, Antonio Gerardi, Vinicio Marchioni
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Non è facile avere un nome famoso e infatti a Pietro Castellitto sta un po’ stretto, ma il carattere non gli manca e con piglio incazzoso mette a posto un po’ tutti. Tanto per dire, non ha voluto il padre Sergio, che pure ne sarebbe stato felice, nella sua opera prima. Ha studiato filosofia appassionandosi a Nietzsche e lo ha infilato nel suo film, con parecchio coraggio perché l’argomento non è dei più popolari e non ha neppure cercato dialoghi facili. Come non bastasse, nel suo film infierisce con aperto cinismo sulla famiglia borghesissima e radical chic, che qualcosa in comune con la sua lo ha: padre chirurgo, madre regista (assai antipatica) mentre è meno aggressivo con l’altra, scasciatissima e proletaria, veteropopolarfascista, che ruota attorno a un’armeria di Ostia.
Si ritaglia più che un ruolo da protagonista, quello di grillo parlante, attraversando il film, con sguardo spaesato e con una bomba in tasca, in senso figurato e non, prontissima a esplodere. Con una rabbia nichilista che ricorda il Bellocchio di I pugni in tasca. Anche se il regista a cui si pensa più spesso durante la visione è Marco Ferreri, con cui il giovane Castellitto condivide il gusto del grottesco.
Coraggioso, non c’è dubbio, anche molto ambizioso, non teme riprese ardite, sghembe, dettagli ingigantiti che riprendono mostri contemporanei e qui si avvicina alla commedia all’italiana, alla cattiveria dei maestri, Risi e Monicelli, senza però far suo lo sguardo affettuoso anche sui peggiori. Pietro Castellitto è arrabbiato e non ha nessuna voglia di perdonare, né fare sconti a nessuno. Bacchetta tutti, in modo più o meno acido, ma sempre con una forza che sta agli antipodi di quel cinema carino e molto insipido che per anni l’ha fatta da padrone sui nostri schermi.
Il mondo è popolato da predatori e sembra che il regista/autore/interprete/sceneggiatore abbia una gran voglia di continuare a raccontarcelo, attorniandosi di attori così bravi che non hanno avuto un gran bisogno della sua direzione, perché lui era più impegnato con la storia e la regia. Da parte nostra non c’è dubbio: siamo incuriositi e continueremo a seguirlo. Bravo davvero.
Il premio a Venezia per la migliore sceneggiatura nella sezione Orizzonti è stato di sicuro meritato e il cognome famoso non ha avuto alcun peso. Vediamo dunque cosa altro ci proporrà, per adesso abbiamo il film e incursione attoriali: vedremo infatti il rampollo ribelle in “Freaks Out” di Gabriele Mainetti e più avanti in una fiction nei panni di Francesco Totti. Per avere solo 28 anni, diciamo che non è niente male.
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