
Il road movie di Colapesce e Dimartino
Una volta c’erano i musicarelli. Qualche eco l’ho ritrovato anche nel film di Colapesce e Dimartino, che però non è solo una scusa per inanellare brani di successo. In più ne “La primavera della mia vita” ci sono spregiudicatezza e creatività e uno sguardo sofisticato, spacciato con furbizia per ingenuo candore.
I due cantautori, pimpantissimi anche nell’indolenza fatalista siciliana, in una versione fantasiosa di loro stessi, intraprendono un viaggio in luoghi surreali e leggendari della loro isola, fra new age e fantasy. Il fragile pretesto è la redazione di un libro, il risultato è un road movie che mette in scena teiere giganti, sette hippy, monumenti poco conosciuti e panorami splendidi.
Ho sopportato serenamente gli eccessi di una sceneggiatura che guarda a Wes Anderson e Jodorowsky e mi ha contagiato l’allegria che serpeggia per tutto il film: chi ci ha lavorato si è sicuramente divertito. Un bell’esperimento, con la collaborazione di Filippo Sugar, figlio di Caterina Caselli, con camei di Madame, Roberto Vecchioni e tanti altri. Potrebbe inaugurare una serie di operazioni indi a cavallo fra musica di qualità e cinema di nicchia.
Purtroppo il film è rimasto nelle sale solo dal 20 al 22 febbraio, ma presto arriverà ovviamente sulle piattaforme, probabilmente Sky e Prime.
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