
Il triplo salto mortale di “Freaks Out”
FREAKS OUT
un film di GABRIELE MAINETTI
con CLAUDIO SANTAMARIA, AURORA GIOVINAZZO, PIETRO CASTELLITTO, GIANCARLO MARTINI
con la partecipazione di GIORGIO TIRABASSI e con MAX MAZZOTTA e FRANZ ROGOWSKI
soggetto originale di NICOLA GUAGLIANONE
sceneggiatura di NICOLA GUAGLIANONE e GABRIELE MAINETTI
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Non è un film italiano come tutti gli altri, anzi è un’opera pochissimo italiana che vola mille miglia al di sopra di qualunque banalità. Del resto anche il precedente film di Gabriele Mainetti non aveva nulla in comune con niente. Vi ricordate Lo chiamavano Jeeg Robot ? Questa volta Gabriele Mainetti fa un triplo salto mortale, utilizzando al meglio i 13 milioni di euro che il film è costato, una cifra spropositata per gli standard italiani. E li usa fino in fondo, mettendo in scena tutto, di più, a volte persino troppo, ma sempre con un entusiasmo incredibile, attingendo a tutto il suo immaginario filmico, che in parte è anche il mio, il nostro. Azzarda fin dalla lunghezza: preparatevi, dura 140 minuti, il che vuol dire due ore e venti. Non poco, la predisposizione migliore per godersele è accogliere senza riserve il mondo inventato dal regista, senza opporre nessuna resistenza. Credergli, sempre, condividere la sua generosità e la sua fantasia.
Come nel meraviglioso film a cui è ispirato, Freaks, capolavoro del 1932 di Tod Browning, anche qui abbiamo come protagonisti un circo con fenomeni da circo. Ovvero mostri, ma non esseri deformi come nel film capostipite, qui c’è la declinazione moderna del mostro: i supereroi. Chi conosce le storie dell’Uomo Ragno e dei fumetti Marvel, sa che ogni superpotere ha come conseguenza una particolare responsabilità.
Andiamo a incontrare i protagonisti: Fulvio, interpretato da Claudio Santamaria, è un uomo completamente ricoperto di peli con la forza Hulk, Matilde (Aurora Giovinazzo) è una ragazza elettrica, chi la tocca, se lei non si controlla, si brucia. Il nano Mario (Giancarlo Martini) è l’uomo-calamita che fa fare ciò che vuole ai metalli. Cencio (Pietro Castellitto) attrae e crea gli insetti, facendoli danzare o aggredire. Nessuno di loro avrebbe vita semplice nella Roma sotto l’occupazione nazista e neppure prima se non ci fosse Israel (Giorgio Tirabassi) a raccoglierli nel suo circo.
Sotto il tendone assistiamo a uno spettacolo di pura magia, di fronte a un pubblico estasiato, finché l’incanto non viene interrotto dall’incursione aerea, con una scia di esplosioni e bombardamenti. I quattro eroi e Israel sognano di fuggire in America, perché i tempi sono cupi e bisogna trovare il modo di salvarsi, ma Israel sparisce con tutti i loro soldi. Possibile che sia scappato? E’ ebreo e può anche essergli accaduto altro. Fra mille peripezie i quattro si metteranno alla sua ricerca, scantonando i rastrellamenti, contrastando la violenza dei soldati tedeschi, imbattendosi in un gruppo partigiano e approdando infine al ZirkusBerlin, un altro circo, privo della grazia fiabesca di quello di Israel. E’ comandato da un pianista imbevuto di miti esoterici e superomisti, Franz (Franz Rogowski). Dipendente dall’etere, violento, pazzo, crudele, riesce nei suoi deliri a vedere il futuro. Potrei continuare con la storia che, come già avete capito, non è per niente minimalista.
I riferimenti sono tantissimi, si pensa a La vita è bella di Roberto Benigni, a Bastardi senza gloria di Tarantino, si pensa alle favole hollywoodiane in particolare a quelle dark di Tim Burton. E ancora vengono in mente le graphic novel, i fumetti, i cartoni animati, insomma il ricco immaginario visivo che ha allevato i quarantenni di oggi.
Film buio, del resto siamo in guerra, un film più che antico, senza tempo, traboccante di idee, di voglia di sperimentare un cinema nuovo, internazionale. Un film d’autore, sintriso di enorme generosità, persino quando eccede. Tanto per dire, io, venti minuti soprattutto nella seconda parte, li avrei tagliati, ma la grandiosità del progetto non ne è intaccata. Jeeg Robot aveva stregato le platee, ci riusciranno anche i Freaks? Che, per concludere, sono tutti bravi, dall’irriconoscibile pelosissimo Claudio Santamaria al folletto albino Pietro Castellitto. E Aurora Giovinazzo, la fanciulla elettrica? Be’, forse è la più brava: fa scintille, di quelle vere.
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