L’emozione di seguire Kandinskij
L’omaggio che il Mudec di Milano dedica a Vasilj Kandinskij è indubbiamente una di quelle mostre che non lasciano indifferenti. Noi ci siamo andati e siamo stati travolti da un’onda emozionale che ci ha coinvolto nella vita e nelle opere di quello che è a tutti gli effetti il padre dell’astrattismo.
Ci si sente in un’altra dimensione di fronte alle 49 tele che raccontano il periodo che porta l’artista alla svolta completa verso l’astrattismo, e l’interesse cresce di fronte alle altre 85 opere, tra icone, stampe popolari ed esempi di arte decorativa che hanno profondamente influenzato il suo linguaggio pittorico.
L’emozione che si prova entrando nelle sale di questa mostra è la stessa che si prova all’inizio di un viaggio di scoperta: la nostra, nei confronti dell’arte di questo grande maestro e la sua, che lo fece approdare all’astrattismo, che fu l’espressione massima della sua arte. E allora ci piace immaginare che le quattro sezioni in cui è suddivisa la mostra, siano in realtà quattro tappe di un viaggio che percorriamo seguendo il percorso artistico e interiore dell’artista.
La prima tappa di questo meraviglioso viaggio coincide con il periodo di Vologda, che racconta il periodo universitario (1889) in cui l’artista compii un viaggio di scoperta nel lontano Governatoriato di Vologda, a 500 km dalla sua Mosca. Questo fu per lui un periodo di profonda folgorazione artistica: la natura selvaggia dei luoghi, la vastità dei colori e dei decori osservati sugli abiti delle genti locali e delle case del luogo (le cosiddette “isbe”) lo spinsero alla ricerca di un linguaggio pittorico che potesse coinvolgere allo stesso modo chiunque osservasse una sua opera.
In questa prima sala rimaniamo affascinati da Una gita in barca, il quadro che rappresenta questo periodo, forse più di ogni altro e dove l’uso dei colori intensi genera subito una forte emozione. Osservandolo, capiamo che è proprio a partire da qui che Kandinskij prenderà coscienza della propria necessità di fissare sulla tela emozioni e sensazioni, attraverso l’uso di quei colori che diventeranno tipici della sua pittura astratta.
Proseguiamo il nostro viaggio con il Cavaliere errante, che non a caso rappresenta il filo conduttore della mostra (da cui il titolo) oltre che una sorta di alter-ego rappresentato proprio da questa figura legata all’immaginario infantile dell’artista. Nelle sue stesse parole: “Me ne stavo a lungo a seguire con lo sguardo quel cavallo e una promessa inconscia ma piena di sole vibrava nel mio cuore. Trasformava il cavallo di piombo della mia infanzia in una creatura viva”
Qui ci appare subito evidente come il linguaggio visivo dell’infanzia fosse per Kandinskij un mezzo privilegiato per osservare il mondo in modo più libero e autonomo. L’infinita varietà delle immagini legate alle fiabe ascoltate da bambino accumulate da Kandinskij nel corso degli anni, legate a quelle degli eroi delle leggende russe, immortalati nelle stampe popolari e ai protagonisti delle icone (primo in assoluto San Giorgio), furono la fonte di ispirazione per la serie di incisioni lubki, che infatti raffigurano cavalieri combattenti, o variopinti “uccelli del paradiso”, giocattoli e oggetti decorati con il tema del cavallo.
Andando avanti nel percorso espositivo lo sguardo è attratto dalla metamorfosi stilistica di Kandinskij che lo porta a intraprendere un viaggio verso una rappresentazione astratta della realtà, distaccandosi sempre di più dall’oggetto in sé e dove il colore, ormai “svincolato” dalla forma, è sempre più protagonista. Arriviamo alla terza tappa di questo viaggio che ci sta sempre più entusiasmando e approdiamo a Mosca, una “madre” nel vero senso della parola al punto che Kandinskij amava paragonare sua madre a questa città. E il dipinto Piazza Rossa dimostra quanto la sua città natale fu una tappa fondamentale del suo percorso artistico perché benchè si tratti di un quadro astratto Kandinskij lascia che le forme tipiche della città (i cosiddetti tetti “a cipolla”) siano riconoscibili sullo sfondo.
Ed eccoci così arrivati alla fine, in quella tappa del viaggio dedicata alla Musica dell’astrazione, punto focale da cui l’artista ricercò sempre quella “vibrazione” che la realtà genera nello spirito umano, prendendo appunto spunto dalla musica (il famoso Ouverture musicale, Cuneo Viola ne è l’esempio più evidente) e dando così il via alla pittura del futuro dove forme e colori divennero il modo in cui esprimere la sua interiorità.
Ma non possiamo salutarvi senza raccontarvi di un altro aspetto di questa mostra che ci ha particolarmente colpito, quello del Visualtelling, ovvero di una nuova esperienza multimediale interattiva dove su una grande parete, vengono proiettate sei storie visive. L’intento qui è di rappresentare uno storytelling senza parole: il racconto di sei storie diverse associate a sei opere dell’artista, segnalate dal percorso. E proprio grazie all’accostamento di suoni delle musiche ascoltate dall’artista, che con un semplice tocco, ci troviamo catapultate dentro le opere di Kandinskij. Sulla parete le immagini che si scompongono permettendoci di scoprire le forme e i vari colori che utilizzava, così come la loro simbologia e la nascita dell’opera stessa e in questo modo ci sentiamo talmente coinvolti da sentirci immersi nel processo creativo dell’artista.
Image credits: Barbara Simioli
VASILIJ KANDINSKIJ. IL CAVALIERE ERRANTE
Mudec – Museo delle Culture
via Tortona 56, Milano
Fino al 9 luglio 2017
Info: http://www.mudec.it/ita/mostra-kandinskij-mudec-milano/
Orari:
lunedì 14.30-19.30
martedì / mercoledì/venerdì /domenica 09.30-19.30
giovedì e sabato 9.30-22.30
(ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)
Ingresso:
Intero € 12 / Ridotto € 10 / Ridotto Speciale € 8
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